L’incrocio tra chola girl e dama vittoriana. Riccardo Tisci, potente e tenero, ricco e coraggioso, la passatella è stata un sontuoso riassunto di suoi dieci anni alla maison.
Tisci non è nuovo al sincretismo sulla passerella di Givenchy, ma questa volta i livelli del pathos e del virtuosismo toccano vette mai raggiunte prima.
Con filiformi riccioli tirabaci incollati sulla fronte, il viso incrostato da lacrime preziose, le modelle passano dal velluto in dévore alla volpe rosso sangue, dal pizzo al ricamo. La silhouette si fonda su pochi pezzi scelti: pantaloni di taglio asciutto, giacche arcuate in baschina, marsine e redingote ottocenteschi, tra il blu e il nero vedovile, prima di aprirsi allo stile delle sottoculture metropolitane con l’immancabile chiodo in pelle. ll ricorso alle stampe grafiche, qui sempre piuttosto generoso, si limita invece ai motivi a coda di pavone e all’immagine del satiro da dipinto, per i modelli in voile che popolano la serie da sera. Ma niente supera il glamour del lungo doppiato in rete, scintillante di glitter e cristalli.