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Ultimamente, la sera quando sono a letto non riesco a dormire ed ho, così,  notato che il consiglio più frequente per porre rimedio all’insonnia è “contare le pecore”.
Ma mi chiedo:

perché contare le pecore?

Il detto sembra avere origine da Il Novellino, una raccolta di novelle del XIII sec., ove si racconta che Ezzellino III da Romano detto Il Terribile, soffrendo gravemente di insonnia, avesse assunto un cantastorie personale per intrattenerlo durante le notti in bianco, narrandogli storie.
Il Novellatore però, al contrario del padrone, aveva sempre un sonno tremendo; così una sera gli raccontò di un pastore che, col suo grande gregge, si trovava sulla riva di un fiume. Dovendo portare il gregge sulla sponda opposta, si servì di un traghettatore e di una piccolissima barchetta che poteva contenere solo una pecora alla volta.
Il traghettatore caricò la prima pecora e a portò sull’altra sponda.
Tornò indietro, caricò la seconda pecora e la scaricò.
Ritornò indietro, caricò la terza pecora…
All’ improvviso il novellatore tacque ed Ezzelino spazientito lo esortò a continuare, ma lui rispose: «Signore, dobbiamo prima farle passare tutte!» Ezzelino scoppiò a ridere e finalmente il cantastorie poté dormire.

Al di fuori delle origini di questa usanza, i ricercatori di oggi hanno affermato che questa pratica non aiuta per niente ad addormentarsi, anzi gli insonni che d’abitudine seguono  questa pratica impiegano più tempo. Meglio, invece, immaginare qualcosa di rilassante: una fresca cascata o una spiaggia solitaria.

Ps: Ovviamente Sgarbi la sera conta le capre, non le pecore!