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Giulia Rosa illustratrice bresciana classe 1992, attualmente docente all’ Accademia delle Belle Arti LABA, inizia a muovere i primi passi nel mondo del disegno illustrato sin da piccola e a dare un volto alle sue emozioni attraverso le sue illustrazioni.

Quale colore sei?

“Pink it’s my new obsession
Yeah, pink it’s not even a question
Pink on the lips of your lover, cause
Pink is the love you discovah
Pink as the bing on your cherry
Pink cause you are so very
Pink it’s the color of passion
A-cause today it just goes with the fashion”

Quando e qual è stato il tuo primo disegno?

Ho iniziato a disegnare a due anni o giù di li ; ho sempre disegnato persone, fin da piccolissima.

I tuoi disegni sono caratterizzati da un onirico e tenero erotismo e velato romanticismo come nasce il tuo stile?

Si è semplicemente sviluppato con il passare degli anni e delle paranoie.
Quando ho cominciato a pubblicare i miei lavori ero in pieno periodo buio. Il mio medioevo personale.
Ero depressa, magrissima ed ovviamente rifiutata (le rogne iniziano sempre da una persona che si innamora ed un’altra che le dice “no, grazie”).
Paradossalmente i miei disegni rappresentavano esattamente l’opposto:
erano estremamente sessuali, erotici, espliciti. Rappresentavano una donna sessualmente sicura e appagata, viaggiando in direzione opposta alla realtà.
In quel periodo ero l’amante, non l’amata e con le mie illustrazioni cercavo di tirare fuori quello che era incastrato nell’anticamera del cervello di una ventenne problematica. Il sesso era la cosa più semplice e spontanea da mostrare, il sesso è veramente tranquillo se lo paragoniamo all’amore.
Con il passare del tempo i miei lavori si sono allontanati dalla sessualità come unica fonte di ispirazione, mantenendo comunque un richiamo sicuramente erotico, perché fa parte della mia testa.
Sono diventati più dolci, significativi, altri addirittura più politici.
E così sono ri-nata piano piano… e probabilmente anche il mio stile!

La donna è la figura da te più illustrata per trattare qualsiasi tema dall’ astrologia, alle emozioni, alle relazioni, ai temi di attualità. Quanta Giulia c’è in tutte queste donne?

Beh, Giulia c’è ovunque.
Partendo dal fatto che spesso e volentieri mi utilizzo come reference, ho l’ipad pieno di mie fotografie nelle pose più assurde.
Tutte le volte che qualcuno mi prende l’iPad ho un mezzo infarto del tipo: “NON GUARDARE NIENTE”!!!
E’ anche la prima cosa che ho insegnato ai miei alunni: “Non sei un vero illustratore se non hai foto tue, che hai fatto di tua spontanea volontà e dicui ti vergogni terribilmente.”
Ma ehi, un bel disegno vale tutte le pose idiote del mondo!

Marina è il titolo del tuo art book in omaggio a Marina Abramovich, come quando e perchè è nato? E in cosa ti senti simile a Marina?

La casa editrice Hop Edizioni mi ha contattato personalmente, affibbiandomi l’onorevole – e difficilissimo – compito di illustrare Marina.
Era il mio primissimo libro e primissimo lavoro serio da illustratrice.
Mi sono totalmente immersa nel mondo della Abramovich e me ne sono lentamente innamorata.
Ho amato i suoi lavori, ho amato i suoi pensieri anche se così distanti dai miei.
Ci accomuna  questa continua e straziante ricerca della sofferenza, perché non c’è niente di più creativo della tristezza.
Purtroppo.

Durante questi mesi di loockdown sono nati nuovi progetti?

In realtà questo lockdown non ha cambiato tanto la mia quotidianità, alla fine passavo i miei giorni a lavorare come una matta davanti al computer, tra una crisi isterica e un pianto. Praticamente l’unica cosa  diversa era il non uscire a bere la sera.
Ma bevevo in casa.
E molto di più!

Con un’ illustrazione…ci mostri e ci racconti come ti immagini il mondo del futuro e cosa ti auguri per il domani?

Eheheh non me ne vogliate… ma sono estremamente scaramantica e non mi auguro proprio niente!
Anche perché quando mi auguro qualcosa, succede esattamente il contrario!