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Il progetto del duo si innesta a uno storytelling mitologico per selezionare una compagine pittoresca, raccolta in una civiltà illuminata che intreccia a sè tematiche assolute, quali le questioni di genere, la sostenibilità ambientale e l’inclusività. Segno profondo di un presente comunitario, chiave aggiuntiva di un guardaroba elaborato, contemporaneo, dinamico: combinazione di disciplina recitativa del duo.

Il dèfilè coglie nel segno della sostenibiltà, agisce dall’interno di un edificio asettico per dare forma a ‘Ylem’. La nascita primordiale dell’universo è l’evento, immagine di grazia. La trama si scompone immaginando una terra lontana, come proposto in pedana all’Institut National de Jeunes Sourds di Parigi, sotto l’occhio ideologico di ‘Vision. A partire dai primi look – dei quali circa il 70% può essere scomposto nelle sue materie prime e riproposto in modo da poter essere riutilizzato – le schegge del passato rimbalzano per contornare forme, punzecchiare voluminose pellicie sintetiche e shearling dai tagli imprecisi, bordature irriverenti accompagnate da un vivo senso di giustapposizione, celebrata con baldanza nel tocco atletico dei pantaloni in PVC e dal segmento occhialeria della gamma. Tra le fila fuoriesce una performance da parte di una solista transgender, Katona, ricolma di una silhouette ultra sagomata ornata da un gioiello a catena in oro riciclato posato sul palmo della mano che rafforza l’effetto fascinatorio.

I pesi, il tocco vaporoso della seta colpisce camice e bluse dal valore entropico che abbracciano un cast gender fluid non all star, dove a conquistare è la magia dei print stellari, che corrono su camicie a strati in seta e bluse separati dagli standard tecnici rientrano in un’immagine gentile che conquista per profondità di spettacolo. Composizione pronta a emanare in sè una creatività sensibile alle esigenze del pubblico in relazione all’analisi di un’affresco che ben si confà al registro linguistico dei suoi autori. Un’esperienza visiva molto particolare, sottolineata da una consapevolezza espressiva, scevra da qualsivoglia trend specifico o moda per trascendere la materia in nome dell’arte.