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“Phygital” una via di mezzo tra fisico e digitale. È questa la parola che caratterizza quasi tutti gli show della seconda giornata di Couture Week, e si traduce in sfilate sì, ma a porte chiuse e senza pubblico nel rispetto del momento in cui ci troviamo.

È proprio questa la via percorsa da Alexis Mabille che fa sfilare solo quattro modelle all’interno della Sala da Concerto Salle Pleyel.
Ispirazione di abiti strutturati dai quali fluiscono plissè e drappeggi è la Dea Voluptas, figlia di Psyche ed Amore, simbolo di piacere sensuale. Bustier, spacchi e cinture che segnano il punto vita creano una sensualità che non è sfacciata ma, che prende vita dal legame tra corpo ed abito.

“The night I met you I knew I needed you…” sulle note di Be My Baby comincia il matrimonio di Chanel. Un inizio che è la fine delle classiche sfilate, in cui tutte le modelle entrano passeggiando felici in un Gran Palais che si è vestito di fiori e petali. Ad osservarle, tra le sedie vuote di un pubblico assente, i volti della famiglia Chanel: Penelope Cruz, Marion Cotillard, Caroline De Maigret, Lily Rose Depp e la madre Vanessa Paradis e il nuovo volto della Maison, Charlotte Casiraghi.
Famiglia appunto, perché la collezione Couture Primavera Estate è un matrimonio intimo, una festa in famiglia con la quale Virgine Viard ha voluto celebrare la libertà di tornare a far festa con le persone a cui vogliamo bene.
Il bianco e nero cede il passo ai colori, inizia la vera e propria sfilata. Gonne a balze di tulle, boleri, l’immancabile tweed dei completi è affiancato da bluse di paillette, pantaloni di cristalli, gonne in pizzo removibili, macramè ricamato, indossa gli abiti della festa.
A tutto il candore e la dolcezza tipiche delle sere d’estate si contrappone lo stile garçonne dei completi gilet e pantalone.
Una sposa entra su un cavallo guidato dal suo sposo, come nei vecchi matrimoni in cui alla fine gli sposi entravano per salutare gli invitati, si conclude la festa di Chanel.

Tra gli stilisti, come in fondo in tutti noi, c’è voglia di far festa ed Alexandre Vauthier ci riporta a ballare la Disco Dance.
In un luogo che sembra proprio il famoso Studio 54 pantaloni ampi, hotpants, blazer dalle spalle importanti in pelle o lamè ricreano l’estetica degli ultimi anni 70, mentre paillettes, piume, frange preziose e tanti volant metallici ondeggiano sulla pista da ballo.

“Behind closed door” è il fashion film di RVDK Ronald Van Der Kemp. Dietro le porte chiuse di una stanza di Hotel un party surreale nel quale si indossano abiti sgargianti e dai tagli sharp. Al di là di quella porta tutti indossano il nero. La ballerina vestita di pelle che avanza in punta di piedi nel corridoio, ma soprattutto una donna incappucciata. Rimembranza della Badessa di un collegio, dallo spioncino controlla cosa sta succedendo dietro quella porta e ci fa sentire in colpa, forse perché oggi, l’idea stessa di una festa è surreale.

Ma il giorno due è anche la giornata degli italiani che decidono di tornare in Italia, Valentino e Armani hanno deciso infatti di sfilare nelle loro città.

In omaggio a Milano.
Giorgio Armani presenta per la prima volta la collezione Armani Privè a Palazzo Orsini, il cuore dell’Atelier, dove i capi nascono e prendono forma.
Delicati abiti sottoveste ricamati, gonne a pieghe e pantaloni trasparenti brillano. Microcristalli e paillettes mostrano l’abilità artigianale dell’Atelier. Da scolli all’americana chiusi da grandi fiocchi piovono fili preziosi.
Il tintinnare dei cristalli rompe il silenzio di una sala vuota.
Gli abiti sono fluidi e mai esagerati, alla leggerezza di mantelle in tulle si contrappone il velluto blu notte.
Rossi, verde acqua, blu, grigio ed ovviamente greige, la palette è quella cara ad Armani, perché per Re Giorgio la moda deve essere libertà, indipendente dai gusti del momento, deve essere senza tempo e l’espressione più alta della Couture è perfezione e magia.

AZ Factory è il debutto di Alber Elbaz, che ritorna a Parigi, ma per la prima volta nell’Alta Moda.
Combinando moda e tecnologia (Elbaz ha passato l’ultimo periodo nella Silicon Valley) vuole creare una linea versatile che possa essere facilmente trasformata a seconda degli impegni della giornata, un vera e propria Switch Wear con sneakers a punta per slanciare, perle e diamanti.
Il punto di partenza è l’abito nero, presente in tutti i guardaroba. La scelta cade su fibre e filati tecnologici che abbiano più flessibilità e resistenza possibile. Supertech ma anche superchic.
Il suo è un progetto per tutte le donne, dalla XXXXXXS alla XXXXXXL. La voglia è quella di porre l’attenzione non sugli abiti, ma sulle donne che li indossano.