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All’epoca molte case di moda si avvalevano della collaborazione di vari stilisti i cui modelli venivano presentati sotto un’unica firma, segno inconfondibile della propria creatività individuale. L’arte non era considerata una professione appropriata, le illustrazioni erano il veicolo principale per far conoscere la Moda, le fotografie si incontravano sole nelle riviste di alta Moda. L’arrivo di tanti geni rivoluziona e ringiovanisce l’alta moda parigina. Gli anni Trenta vedono l’esplosione delle case di alta moda. All’iniziare della guerra il settore subì una battuta di arresto. La Germania che aveva occupato la Francia nel 1940 voleva trasferire l’Haute Couture – comparto produttivo che generava grandi opportunità per il Paese – da Parigi a Berlino.

Le maniche si allungano per decenza verso quelli che combattono al fronte e le scollature sono bandite perchè considerate come il simbolo della collaborazione con il nemico. Di cosa ha bisogno una donna? Di un tailleur pantalone. Concessione alla moda, la Parigina scopre il pouf, che preferisce, necessità oblige, amovibile da Balenciaga. I vestiti diventano gonne-pantalone impreziosite da tasche, più adatte per andare in bicicletta: modelli che vanno a ruba da Robert Piguet, Rochas e, dal 1942, da Carven, 20, rue des Pyramides… Le donne nella guerra erano impiegate nelle fabbriche di munizioni, ospedali; quelle dell’alta società indossavano i pantaloni fin dagli anni ’20; al riemergere della Francia, nel 1945, le donne si vestivano esattamente come nel 1939: gran scarpe, gonne lunghe e strette, spalline e maestosi cappelli. Questo stile simbolizzava l’oppressione, richiamava l’orrore pungente della guerra. Di cosa ha bisogno una donna? Di un tailleur pantalone

Al nascere incontrollato delle case di moda si respirava aria di bellezza ed evasione, la donna poteva aspirare all’emancipazione sessuale, poteva avere una sua carriera professionale, tra gli anni ’50 e ’60 della Moda francese siamo passati dalle figlie che volevano vestirsi come le madri, alle madri che volevano vestirsi come le figlie. Negli anni ’60 la Moda cambia radicalmente la propria disposizione nei confronti del mondo ed infervora il mercato del pret-a-porter, moda che non segue solo se stessa in una sorta di sogno autoreferenziale, ma che si mostra sensibile ai cambiamenti socio-culturali, pur non subendoli passivamente. Gli anni si aprono all’insegna di silenziose rivolte da parte dei consumatori, le esigenze e i gusti si rinnovano e si allontanano sempre più dall’Alta Moda facendo affidamento esclusivo al pret-a-porter, è la fine di un epoca, come disse YSL: “Perchè acquistare i modelli di Alta Sartoria che poi devono essere replicati a proprie spese quando si possono riempire gli scaffali di abiti già pronti per essere indossati? La sartoria è morta nel 1971”.

Gli anni Novanta segnano l’entrata in scena di una milanese ispirata: Miuccia Prada. Utilizzando gli scarti di Nylon degli ombrelli dell’azienda familiare, costringe i tessitori alla riflessione. L’era della tecnologia è nata.