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Nessuno mi può giudicare/se lo dici tu” cantava Caterina Caselli. Oggi la canzone è scelta da Zalando per la campagna Voce allo Stile, in cui, tre artisti emergenti della musica italiana, Marianna Mammone in arte Big Mama, Laila Al Abash conosciuta come Laila Alabastro e Livio Cori, reinterpretano il brano su un palco poco tradizionale: le strade delle loro città.
Un progetto che celebra l’interscambio tra musica e streetwear.
Ho incontrato Marianna qualche pomeriggio fa, una ragazza sincera e sicura di se nonostante i suoi ventun anni e molto coraggiosa.

“Quando ero piccola facevo fatica a trovare abiti” racconta “c’erano pochissimi negozi, pochissimi brand che mi consentissero di vestirmi e ricordo che riuscivo ad ordinare vestiti su Zalando. Era l’unica piattaforma che si preoccupava di taglie forti. Rivedermi quindi adesso in un progetto di Zalando è come andare dalla Marianna piccola e dire: “fai bene a comprare Zalando, perché prima o poi loro faranno qualcosa per te.” Era destino, o la legge d’attrazione.

https://www.youtube.com/watch?v=tnpD89x-Kuc

Iniziamo con un domanda per farti conoscere un po’ meglio: Chi è Big Mama?
Big Mama è il nome d’arte di Marianna, ho 21 anni e vengo da San Michele di Serino, un paese in provincia di Avellino. Big Mama è il mio scudo, il metodo che ho utilizzato quando ero più piccola per difendermi dalla società di Avellino, e non solo, che mi stava stretta e mi attaccava quotidianamente. Uscivo di casa e venivo presa in giro, ero in casa e venivo presa in giro, non avevo un mio posto sicuro e a tredici anni ho iniziato a trovarlo nella musica e soprattutto nella scrittura. Big Mama quindi è un personaggio, se vogliamo definirlo tale, che nasce proprio per una voglia di autodifesa che avevo, che cercavo. È soprattutto una voglia di rivalsa tra le persone che mi circondavano tutti i giorni. Per tutti ero l’ultima, ero all’ultimo posto, non ero nessuno, non ero una persona da considerare perché tanto ero la ragazzina cicciona e chi è che vuole dare conto alla ragazzina cicciona? Tramite Big Mamma mi sono semplicemente presa la mia rivincita e ho iniziato a fare dei passi in avanti prendendomi quelle attenzioni che penso di meritarmi nella vita a prescindere dalla mia forma fisica, per questo definisco Big Mama lo scudo di Marianna.

I testi delle tue canzoni sembrano molto autobiografici non hai un po’ paura di metterti a nudo così, di mostrare la tua intimità?
I mie pezzi sono autobiografici. Scrivo di me, non ho molto interesse nello scrivere di altre persone, poi magari un giorno lo farò, per ora ho bisogno io della mia scrittura. Alla base della mia scrittura, del mio sfogo e alla base della mia musica c’è il mettermi a nudo. Secondo me purtroppo spesso questo viene visto come un qualcosa di cui avere vergogna, quando non è così: le persone sono fatte di forza, ma anche di debolezze e, mentre la forza è facile da sottolineare, dire sono debole, ho problemi, è una cosa che non fa quasi mai nessuno proprio per vergogna di farlo, però tendenzialmente è ciò che aiuta di più le altre persone. Quando io faccio il testo su “Ah sono troppo figa” le persone mi scrivono dicendo “guarda mi rivedo tantissime nelle tue parole, da domani metterò un top più scollato perché so che tu ti senti figa quindi posso sentirmi anche io così”. Però mi sento più felice quando una persona prende delle mie parole di debolezza o venute da un momento di insicurezza e dice: “anch’io vivo questa cosa e finalmente qualcuno mi ha fatto capire che…” quindi no, non ho paura di mettermi a nudo penso che il mio punto forte sia la sincerità di parlare senza avere vergogna. Non ho vergogna, fine. Penso sia quello proprio il mio punto di forza oggi. Mi sono vergognata di chi ero, ho passato una vita a nascondermi, ho passato un’adolescenza a vergognarmi della persona che ero, adesso non lo faccio più.

In TooMuch racconti di essere stata etichettata come “troppo,” ma allo stesso tempo questo ti ha resa un simbolo di Body Positivity, di solito pensiamo che le etichette siano qualcosa di negativo, credi che in questo caso invece ti abbia aiutato, che possa essere diventato qualcosa di positivo?
Effettivamente penso che le etichette e l’auto etichettarsi sia una cosa sbagliata di base, non c’è bisogno di un etichetta per definire una persona. Il mio è un paradosso, da un lato sicuramente per un emergente è più facile emergere quando si ha un’immagine specifica, io sono la rapper grossa che rappa forte ed è pure bella messa, quindi Big Mama la rapper per la Body Positivity. Tutto quello che mi ha ucciso quando ero più piccola adesso lo sto cavalcando per emergere, ma allo stesso tempo se un giorno dovessi fare una canzone che parla del mio coniglio qualcuno comunque scriverebbe: “Big Mama ha rappato per la Body Positivity”, anche se non è così. Nel mio sogno, ed in quello che faccio adesso, voglio e vorrei essere riconosciuta in quanto musicista, artista, in quanto persona forte nella scrittura e non in quanto ragazza grassa. Quindi da un lato ti dico che cavalco l’onda perché è una cosa che mi porta interesse, dall’altro però è una cosa che spero di togliermi da dosso il prima possibile. Non dimagrirò, quello lo vedo un po’ difficile, ci provo, ma non ci riuscirò a breve.

Nelle tue canzoni in un certo senso giochi con il tuo corpo, che rapporto hai con lui?
Per quanto si possa pensare il contrario, non sono mai stata così bene con il mio corpo come adesso ed è proprio per questo che sono costantemente a dieta, perché mi amo così tanto che non voglio più essere trasandata o tralasciare la mia salute, non voglio più metterla in secondo piano. Di solito si pensa che quando una persona si odia tantissimo magari inizia a cambiare, quindi se io vado da una ragazza grassa le dico che è una cicciona dal giorno dopo dimagrisce. In realtà è l’esatto contrario, è proprio l’amore che mi hanno dimostrato le persone, l’amore che mi sono dimostrata da sola in questi anni, che mi spinge tutti i giorni a curarmi, ad essere una migliore versione di me stessa. Sono passata dal guardarmi nello specchio quando ero una ragazzina e a dire “che schifo” a guardarmi adesso e amarmi letteralmente da morire. Penso di avere un corpo fighissimo a prescindere da quello che pensano gli altri, che poco mi interessa. Faccio una dieta equilibrata, faccio le analisi ogni tre mesi per dei problemi pregressi, ma adesso sono in perfetta salute.
Adesso mi guardo davanti allo specchio e dico: “Minchia che figa”

E invece con la moda?
Mi piacerebbe tantissimo essere più eccentrica! Il rapporto con la moda è un rapporto abbastanza comodo. Purtroppo anche se siamo nel 2022 non è facile riuscire a trovare delle taglie per tutte le persone, ci sono dei siti che lo fanno, dei brand che lo fanno ma non tutti hanno ampliato le loro taglie. La mia marca preferita in assoluto è la Nike, l’ho anche tatuata addosso e fortunatamente riesco a vestirmi Nike, ma ci sono molti brand che non posso indossare. Per esempio ce ne è uno che mi piace tantissimo, ma arriva solo fino alla Large, ed è triste. Per questo dico che ho un rapporto comodo, perché indosso quello che posso indossare, ma mi piacerebbe sicuramente osare di più.

Da quando sei diventata famosa invece questo rapporto è cambiato?
Famosa è un parolone. Da quando mi sono trasferita dal paesino a Milano tantissimo, ho iniziato ad indossare dei vestiti diversi e credo che questo mi abbia portato poi a diventare una persona diversa, più consapevole di sé stessa. Per esempio ad Avellino usavo solo magliette gigantesche, pantaloni enormi per coprirmi, quando sono salita a Milano ed ho iniziato a fare musica ho consultato degli stilisti che mi hanno aiutato proprio a capire quale fosse la mia forma fisica quali vestiti magari mi stessero meglio e proprio per questo ho capito che era l’esatto contrario, che stavo meglio con vestiti attillati. La moda, come la musica, che poi sono due cose che vanno a braccetto, mi hanno aiutato tantissimo e sicuramente Milano è stato fondamentale in questo passaggio.

Che ruolo gioca nella tua vita l’ironia?
Per me è fondamentale, insieme all’autoironia, però negli anni è cambiato. Tutte le persone che hanno dei difetti o non sono conformi agli standard della società usano l’autoironia. Quando ero piccola facevo autoironia sul mio fisico perché, vabbè di famiglia siamo un po’ tutti simpatici quindi già questo giocava, cercavo dei consensi: io sapevo che tutte le persone avrebbero pensato “questa è brutta, è grassa, ma almeno è simpatica” oppure l’idea che mi facevo era che se avessi fatto io una battuta su me stessa allora le altre persone non la avrebbero fatta, quindi in quel caso è stata un’arma di difesa delle più toste. Non è però una bella cosa prendersi in giro perché hai paura che gli altri lo facciano prima di te. Oggi invece il mio rapporto con l’ironia e l’autoironia è cambiato molto nel senso che la utilizzo per vedere la reazione delle persone, per vedere le persone rosicare. È fondamentale, a me piace molto essere ironica quindi è una figata.