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Ginevra Csillaghy Furstenberg è la creatrice del marchio di abbigliamento per bambini Romy June, che ha fatto il suo debutto nel retail assieme a MiniModes, luxury multibrand dall’enorme successo, di cui Aldo Carpentieri ne è Founder e CEO. “Love at first sight”, così Aldo definisce l’incontro con la designer del brand. Una connessione ed un incontro inaspettato hanno portato Romy June ad entrare nella realtà dello store milanese di Via Fiori Chiari, attraverso un evento dedicato ai più piccoli e al lancio della collezione del brand.

Ginevra, ci racconti come nasce l’idea di creare un brand di abbigliamento kidswear? E il perché del nome “Romy June”.

Romy June nasce durante il primo lockdown. Mi sono trasferita nella casa di famiglia, in Austria, che è poi la location che abbiamo scelto per il primo shooting della campagna dell’attuale collezione di Romy June, ed è li che, con i miei due bambini che avevano all’epoca rispettivamente un anno e mezzo e sei mesi, ho rivissuto un po’ la mia infanzia da bambina. Trascorrere del tempo in quella casa mi ha portato indietro negli anni, ad immaginare e ricordare le mie nonne che disegnavano abiti. È stato allora che mi sono messa a pensare ad una collezione per bambini, immaginando proprio ciò che io, da mamma, avrei desiderato per loro. E quindi, da li, ho realizzato i primi disegni. I miei due bambini hanno entrambi due nomi ciascuno e, volendo immaginare Romy June come fosse una bambina, ho deciso di chiamarla Romy come Romy Schneider, da sua grandissima fan, e June perché sono diventata mamma a Giugno. Un mese quindi per me significativo.

Ha scelto una produzione interamente Made in Italy, scelta affatto scontata che presuppone un’attenzione particolare all’artigianalità e al ben fatto. Ci dica di più sul perché di questa scelta e sui tessuti e i materiali che sceglie di utilizzare.

Ho sentito sicuramente l’influenza dei ricordi del passato, legati alle mie nonne, alle sarte italiane che mostravano i merletti, i pizzi e la meraviglia quindi dei tessuti prodotti artigianalmente. Ho sentito perciò il desiderio di tramandare una tradizione. D’altro canto, è stata una scelta legata al tema della sostenibilità. Creare un brand oggi, purtroppo, vuoldire non essere sostenibili a prescindere, poiché si sta immettendo nel mercato un qualcosa di nuovo. Volendo dunque perseguire questa strada e dare vita ad un brand tutto mio, ho deciso che dovesse essere quantomeno al 100% sostenibile, prodotto da artigiani locali, con un’attenzione ai tessuti scelti e al packaging a sua volta sostenibile. Tra i tessuti che prediligo c’è il cotone organico, la lana biologica per i maglioncini ed il lino, che è un materiale che amo particolarmente per i vestiti dei bambini e mi ricorda i miei di quando ero piccola. E poi la seta biologica, proveniente da un fornitore italiano, Clerici, che possiede delle sete meravigliose, e i bottoni in corozo, ovvero l’avorio vegetale. Sono dunque attenta ad ogni minimo dettaglio.

Qual è stata l’ispirazione iniziale per le sue creazioni? E quale vuole essere il mood e il messaggio che Romy June vuole trasmettere a chi compra?

Per me, è quasi più importante il messaggio che il capo in sé. Mi piacerebbe trasmettere e vorrei che arrivasse, attraverso Romy June, il messaggio di godersi a pieno ogni capo, ogni vestitino, per poterli riprendere in mano un giorno, dentro ad una scatola, osservarli e ricordarsi il proprio figlio, ormai cresciuto, con quel vestitino addosso che correva nel parco. Una banale metafora ma per me importante, per comunicare che il mio desiderio è quello che le mie creazioni possano continuare a vivere nel tempo. I miei capi vorrei fossero come dei ricordi, da tramandare di generazione in generazione. Un altro messaggio che mi piacerebbe arrivasse a tutte le mamme, è che siamo invincibili. Che possiamo fare ogni cosa e raggiungere ogni obiettivo, pur essendo mamma e lavorando, quindi, già a tempo pieno. Siamo tutte delle super mamme. Il nostro motto, di Romy June, è “for wild kids and their mamas”. Per me è importante pensare, oltre che ai bambini, anche alle mamme.

Pochi giorni fa, il debutto del brand nel retail attraverso un evento svoltosi presso lo store Milanese di MiniModes in via Fiori Chiari. Come nasce la connessione e l’incontro tra Romy June e MiniModes? Ci racconti qualche dettaglio in più sull’evento.

L’incontro tra me e Aldo, e quindi tra Romy June e Minimodes è stato totalmente casuale. Abbiamo organizzato un primo evento per mostrare la prima collezione di Romy June, a Marzo, a Palazzo Parigi a Milano e in quell’occasione abbiamo inviato le ragazze di Minimodes. Da li è nata una connessione, ho avuto il piacere di conoscere Aldo ed è nata un’amicizia speciale, tra una chiacchiera e l’altra. Sono stata e sono tutt’ora molto felice si sia appassionato al nostro brand e che abbia deciso di dare un sostegno ad un brand fresco e nuovo. L’evento che abbiamo deciso di realizzare insieme, presso la boutique di Via Fiori Chiari, è stato stupendo. Sono venute a trovarci tantissime mamme con i loro bambini. Avevamo messo a disposizione dei bimbi dei fiori secchi che potevano utilizzare per creare dei collage, attraverso appunto un’attività di recupero. I bimbi si sono divertiti moltissimo e hanno realizzato delle composizioni bellissime che conservo in una scatola. E io ho avuto modo di mostrare alla clientela la mia collezione.

Quanto è importante, secondo lei, educare i più piccoli, sin da subito, al rispetto dell’ambiente e a una mentalità sostenibile e consapevole? E quale aspetto del suo lavoro le regala maggiore soddisfazione?

Per me è un aspetto fondamentale. Credo che nel 2022 non si possa più vivere, ormai, senza una mentalità che sia attenta all’ambiente e alla sostenibilità. Duque per me è naturale educare, di conseguenza, i miei figli, in tal senso. I bambini sono il nostro futuro. E per educarli ad essere consapevoli dobbiamo dare il buon esempio e mostrare loro che noi stessi, in primis, agiamo nel rispetto della comunità. Per riprendere una frase di Hannah Arendt “attraverso una nascita si può cambiare il mondo”. Ecco, io credo fortemente che una madre possa cambiare il mondo attraverso l’educazione e i valori che insegna ai propri figli, ovvero la generazione del domani. L’aspetto del mio lavoro che più mi regala gioia e soddisfazione? Sicuramente poterlo fare insieme ai miei bambini. Io lavoro e disegno con i miei bimbi di fianco, che giocano e litigano tra di loro. La mia bimba più grande, che ha quasi 4 anni, è poi una mia complice. É molto attenta allo stile, è pignola e vuole scegliere da sola cosa indossare. Quindi molto spesso chiedo proprio a lei come le piacerebbe un abito piuttosto che un altro. Infatti, nella prossima collezione che uscirà, ci sarà una capsule disegnata proprio da lei. Direi quindi che l’aspetto più bello e gratificante per me è proprio quello di interagire con i miei bambini e coinvolgerli in ciò che faccio.

MiniModes, oltre alla boutique di Milano, vanta punti vendita a Forte dei Marmi, a Trapani e a St. Moritz. Aldo, sono in programma altri eventi di lancio del brand?

Assolutamente si. Tra di noi è nato un feeling particolare. Love at first sight! C’è sicuramente una parte che trovo intellettualmente molto interessante della collezione di Romy June. Come ha raccontato benissimo Ginevra, è un brand molto “credibile”, coerente e consapevole. In questo momento, nel campo della moda in generale, che sia kidswear o meno, è molto difficile trovare questa mentalità e questa autenticità di pensiero, un fil rouge che metta insieme il tutto. Sono rimasto molto colpito e non c’è stato bisogno, a dire la verità, di raccontarci neanche più di tanto.

Aldo, una domanda per lei. Su cosa basa la scelta e selezione di un brand?

Sicuramente c’è una base che parte da una necessità commerciale, senza essere troppo filosofici, che serve a creare profitto e mandare avanti ogni singolo negozio e boutique. Per cui, c’è una base di brand appartenenti ad un target alto del mercato, che sono stati selezionati proprio per il loro potenziale commerciale. D’altra parte, oltre a questo aspetto dal punto di vista del business, sotto il profilo della ricerca, lasciamo molto spazio e continuiamo a lasciarne per brand nuovi, innovativi, freschi e quindi di nuova generazione. Stiamo facendo un grandissimo lavoro con i brand del Nord Europa, che trovo molto interessanti. A tal proposito, noto una sintonia tra questi brand e Romy June, che sembra quasi più un prodotto Nord-Europeo che italiano e trasmette quel romanticismo che sembra quasi derivi dalla natura. Ad ogni modo, a me, personalmente, piacciono i brand puramente classici, prettamente italiani nel loro genere, dal sapore sartoriale e che richiamano i tempi passati. Il bambino italiano è subito distinguibile, in giro per il mondo, nell’abbigliamento. Nella ricerca dei brand posso dire ci sia un’attenzione a un mix di tradizione, di innovazione rispetto ai brand nuovi, ma anche quelli più mainstream. I nostri clienti, sia nell’adulto che nel bambino, vengono da noi proprio per l’accurata selezione che offriamo loro. Cerchiamo di trasmettere un’idea di stile, un atteggiamento, mantenendo la cura di preservare la personalità di chiunque si rivolga alle nostre boutique. Sono molto allergico alle etichette e detesto le persone che vogliono mostrare ed esibire a tutti i costi un marchio, lo trovo estremamente spersonalizzante. Ognuno poi, si esprime liberamente come vuole. Aggiungo che mi trovo esattamente d’accordo con Ginevra sull’importanza dell’educare sin da piccoli i nostri figli, che saranno i nostri futuri governanti. E un abito, a mio avviso, è un atto politico. E siccome il bambino parla anche e soprattutto attraverso il linguaggio dei genitori, è importante dunque utilizzare un abito per mostrare chi si vuole essere e cosa si vuole trasmettere. E ritengo sia un messaggio da non sottovalutare.

Aldo e Ginevra, avete qualcosa da aggiungere oltre a ciò che ci avete raccontato? Ginevra, quali sono i progetti futuri sui quali si concentrerà?

Ginevra: Io ci terrei ad aggiungere che Romy June è partito come un brand di abbigliamento ma ha grandi ambizioni per il futuro, anche in merito ad ambiti diversi da questo. Per le mamme e i loro bambini. E non aggiungo altro, al momento. Vi lascio la sorpresa.

Aldo: ci diamo appuntamento alla prossima puntata!

E noi non vediamo l’ora.