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Eterocentrismo

L’eterocentrismo è un ordinamento che compie uno spaventoso controllo culturale sulla società. Si tratta di un sistema che mina la libertà di espressione e che demonizza ogni forma di vita che non rispecchi la norma eterosessuale da esso pronunciata.

Da Monique Wittig a Judith Butler, per “eterocentrismo” s’intende quell’aspetto della cultura occidentale che non difende individualità diverse da quella cis-eterosessuale, tanto da far apparire l’impatto di quest’ultime deleterio sul suo sistema, autoproclamatosi come unico e inequivocabile; una prospettiva apocalittica che la sottoscritta chiamerà da ora in poi “Patto Eterosessuale”.

CISÈT

Uno dei principali effetti del Patto Eterosessuale è la demonizzazione della femminilità sull’individuo maschio cisgender, il quale tende a trasformare involontariamente la propria esistenza secondo predisposizioni culturali volute dal potere “Cis-Et”. L’uomo maschio Cis-gender Et-erosessuale – l’uomo cisét –  apprende fin dall’infanzia, ad esempio, che indossare indumenti socialmente attribuibili alla sfera della femminilità cisgender sia atto di debolezza.

Dal Cinema e dalla Televisione impara invece che un attore cisét con abiti femminili è motivo di scherno; rappresenta sempre un momento comico all’interno del prodotto offerto. Il cisèt dunque apprende che la femminilità è sinonimo di difetto, di impotenza e derisione. Tale aspetto, che da estetico diventa inconsciamente culturale, si ripercuote sulla posizione sociale della femminilità e dei soggetti che l’abbracciano per natura o per scelta (quindi per natura).

di Paoli De Luca – Grafite su carta – 2021
di Paoli De Luca – Grafite su carta – 2021

Questa rubrica vuole fare emergere, e allo stesso tempo demolire, tutti gli elementi che caratterizzano il Patto Eterosessuale, portandone alla luce le lacune e interfacciandosi con le individualità che contro di esso insorgono.

Ho avuto infatti il piacere di parlare con Angelo Recchia di come la danza annulli il Patto Eterosessuale e faccia della femminilità non una debolezza, bensì una forza che completi inequivocabilmente l’Arte e la Persona.