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Il cous cous celebra il mondo in un piatto.

Il cous cous affonda le sue origini come piatto tipico di una cucina povera, consumato dalle popolazioni nomadi delle zone dell’Africa nord occidentale.

Oggi, trascorsi quasi otto secoli dalla sua creazione, questo piatto simbolo della contaminazione tra culture diverse, ottenuto dalla semola di grano duro macinata, aspersa d’acqua, setacciata e lavorata con le mani sino ad ottenerne minuscole palline, è apprezzato in tutto il mondo.

In Italia, ad esempio, ogni anno si celebra un importante festival dedicato proprio al cous cous – il Cous Cous Festival di San Vito Lo Capo, quest’anno alla sua 21 esima edizione.

40 ricette di cous cous tra cui scegliere nei menu proposti dalle Case del cous cous, i tradizionali punti di degustazione dislocati in tutto il paese siciliano, di cui 4 direttamente sulla spiaggia.

Novità di quest’anno il Cous cous & friends che propone non solo cous cous, ma specialità mediterranee.

La parola couscous (dall’arabo classico kuskus e dal dialetto marocchino seksu) si riferisce sia alla semola ricavata dal grano duro, sia al piatto che tutti conosciamo.

Secondo alcuni la parola è onomatopeica, rappresentando il suono dello scorrere veloce dei granelli di semola che rotolano fra il palmo della mano e i polpastrelli durante la preparazione.

Altri ancora, fra cui lo storico degli alimenti Clifford Wright, sostengono che l’origine del nome possa derivare da kaskasah, che in arabo classico significa “macinare, tritare”.

La tradizione africana prevede che i grani vengano cotti passandoli diverse volte al vapore, utilizzando del brodo per insaporirli ed una particolare pentola che permette di mantenerne la giusta consistenza.

I condimenti classici sono le verdure, la carne di agnello o di montone e il brodo. Ulteriore condimento può essere una salsa piccante  “harissa”, a base di peperoncino, olio e aglio.

Ancora oggi in Nordafrica il cous cous viene consumato insieme ai commensali attingendo da un piatto comune e facendo delle palline con tre dita, seguendo le indicazioni del Corano “con un dito mangia il diavolo, con due il profeta e con cinque l’ingordo“.

Dopo essersi diffuso nel Maghreb, questo piatto che si presta a infinite varianti, arrivò nei paesi del Mediterraneo trasportato dalle navi dei mercanti di spezie e tessuti.

Se le prime tracce in Europa risalgono alla Bretagna del 1699, non si esclude che il cous cous fosse già conosciuto e consumato in Sicilia, terra di incontro tra diverse culture o in Andalusia, dove infatti è stato rinvenuto il primo ricettario che parla di questo alimento.

Ciò che differenzia il cous cous siciliano da quello degli altri paesi è l’utilizzo del brodo di pesce per la cottura a vapore e di una particolare pentola in terracotta dipinta, la couscoussiera, divisa in due parti. Nella parte inferiore della pentola viene versato il brodo, in quella superiore, invece, si dispone la semola “incocciata” (così viene definita quando è ridotta in grani dopo le prime fasi di lavorazione del couscous).

Ad ogni modo, le ricette sono davvero tante: freddo, caldo, dolce o salato…il cous cous è sempre un piatto dai sapori e dalle spezie gustose e invitanti.

San Vito Lo Capo 21-30 settembre 2018.

Programma: https://www.couscousfest.it/programma-2018/

Tra gli artisti presenti ad animare le notti del festival: Le Vibrazioni, The Kolors, Ermal Meta e Beppe Grillo. Imperdibili i sei cuochi provenienti da tutta Italia, che si sfideranno nella preparazione di ricette a base di cous cous e la gara internazionale dei dieci paesi partecipanti al Campionato mondiale di cous cous. A giudicarli una giuria tecnica e una popolare, formata dai visitatori della manifestazione.