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E se si analizzasse la storia non solo come una successione di eventi, ma di colori?

È questo l’originale punto di vista adottato da Giulio Ceppi, architetto e designer (fondatore di TotalTool, una società di visioning e design strategy, con sedi a Milano e Buenos Aires) nel curare la mostra SOCIOCROMIE. 100 ANNI IN 25 COLORI, ora a Milano al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 14 novembre.

La mostra si presenta come una lettura inaspettata degli ultimi 100 anni di storia: attraverso il valore sociale del colore, si evidenziano – nell’ambito del XX secolo e l’inizio del XXI – momenti di valenza storica e sociale, legati alla politica, a eventi sportivi, a innovazioni tecniche, che ricorrono al colore quale espressione connotante.

Il colore, in maniera elementare, ma tutt’altro che banale, è in origine un distintivo, adottato come segno di riconoscimento in battaglia per distinguersi dagli avversari di schieramento opposto, ma è stato usato per veicolare un messaggio, caricandosi così di significato (la presenza ricorrente di una precisa tonalità nei dipinti religiosi di epoca medievale ne è un chiarissimo esempio), per poi divenire oggetto di studi approfonditi – si veda l’excursus sulla storia delle tinte ad opera dell’antropologo Michel Pastoureau, noto come “lo storico del colore”, le cui ricerche si sono focalizzate sulle relazioni che intercorrono tra società e colori.

La denominazione dell’esposizione SOCIOCROMIE è un neologismo ideato da Ceppi: un fatto sociale universalmente noto ed espresso attraverso l’uso di diverse tonalità con una natura metaforica o a volte metonimica, composta da un binomio colorato in cui il colore arriva in soccorso per esprimere il concetto in maniera profonda e visiva; ad esempio Brigate Rosse, Green Economy, Tute Blu, Colletti Bianchi.

Attraverso specifiche cromie è possibile evocare un concetto riconosciuto universalmente, non soltanto da un unico popolo o una definita cultura: il colore è, infatti, una dimensione fortemente radicata nell’immaginario collettivo, si presta ad un alto uso figurato con numerose espressioni idiomatiche nel linguaggio, permettendo così di rappresentare il reale in maniera vivida e offrendo un significato più visivo, dove la “parola colorata” spesso sopravvive alla durata storica dei fatti.

Identificati come “cromonimi”, eventi della vita quotidiana espressi ricorrendo ad una tinta che permette di rappresentare la realtà in modo figurato, tali espressioni rivestono un ruolo fondamentale per la percezione e per la rappresentazione simbolica ed emotiva della realtà.

Il percorso espositivo presenta una successione cronologica di 25 tavole sinottiche colorate con precise gradazioni di vernici Boero, ognuna riproducente un singolo concetto e l’anno in cui tale binomio è emerso, fino a creare una palette temporale nella quale posizionare un accadimento storico o condizione sociale legate ad una particolare sfumatura cromatica.

Ne deriva una tavolozza della storia, nella quale sono stati fissate delle espressioni, sorte a volte per caso, ma che sono poi diventate di uso corrente, perché la connotazione cromatica amplia la profondità del concetto. Un modo di leggere i nostri ultimi 100 anni attraverso il colore vivo della lingua parlata, da Pallone D’Oro, a Blue Monday fino a Zona Rossa, binomio entrato nel nostro lessico nell’ultimo anno.

Abbiamo voluto celebrare questi 25 colori dando loro una specifica cromatica e fissandoli con coordinate precise (tinta, chiarezza, saturazione) per distinguerli anche quando potevano sembrare simili, per farli diventare riconoscibili e unici. Un modo per far capire che anche il tempo ha un suo colore.

commenta l’architetto Giulio Ceppi.  

Ed è così che proprio il colore diviene elemento di connessione sociale e culturale anche rispetto al Museo, per eccellenza luogo della narrazione, dove le tante singole storie entrano a far parte della più grande Storia, di quella linea del tempo che affonda le radici nel passato e che arriva al presente generando interconnessioni sempre nuove, con l’obiettivo di favorire l’innovazione e il cambiamento – sociale, culturale, umano, come spiega Ales Bonaccorsi, Direttore Creativo del Museo:

«SOCIOCROMIE è una linea del tempo cromatica che dialoga con la storia e la contemporaneità in un percorso lungo 100 anni.

Attraverso questa lettura intuitiva ed immediata, i colori divengono espressione più profonda e complessa di un reale capace di rappresentarsi e raccontarsi anche attraverso altri linguaggi. Ed è così che ogni elemento cromatico si trasforma in elemento di connessione sociale e culturale condividendo con il Museo, anche attraverso le attività laboratoriali legate all’apprendimento creativo, la medesima volontà di essere luogo di dialogo e relazione con lo spazio e con la storia, luogo della e per la comunità.»

Così il Museo, inserito nella società odierna e dialogante con essa attraverso linguaggi sempre nuovi, lavora per cogliere quel significato più profondo e in perenne divenire che va oltre il lessico, così come viene ben raccontato dalle SOCIOCROMIE in mostra, che consentono a tutti di leggere il reale – in cui per primi siamo immersi – con uno sguardo e una consapevolezza rinnovata.

SOCIOCROMIE è un percorso concettualmente semplice, ma di forte impatto emotivo e capace di estrarre una lettura originale del nostro passato e che consentirà attraverso workshop e laboratori -tra i quali HUMAN COLORAMA –, un’opera d’arte collettiva realizzata dai visitatori della mostra durante gli appuntamenti di MuseoWeekend, di ragionare anche sul nostro futuro, individuando archetipi in cui tutti possono riconoscersi collettivamente e capirsi.

INFORMAZIONI PRATICHE :

SOCIOCROMIE

8 settembre – 14 novembre 2021

MUSEO NAZIONALE SCIENZA E TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI

Via San Vittore, 21, 20123 Milano

02 485 551 | info@museoscienza.it | www.museoscienza.org

Orario di apertura: martedì – venerdì 9.30 – 17.00; sabato, domenica, festivi 9.30 – 18.30

BIGLIETTI: intero 10,00€; ridotto 7,50€ – la mostra è inclusa nel biglietto d’ingresso del Museo