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TRISTE ALLEGRIA

Le restrizioni, non hanno sortito lo stesso effetto su tutti, molti stilisti hanno accusato in modo malinconico l’impossibilità di sfilare per altri è stato uno stimolo al cambiamento e all’innovazione che ha permesso di creare nuovi modi per fare la moda e lanciare messaggi forti.

Rick Owens ha trasmesso in streaming, il suo show “Phlegethon”, sulla pagina della Paris Fashion Week ma la sfilata, fisicamente, si è svolta al lido di Venezia, sulla piazza antistante il Casinò.

Phlegethon si ispira alla mitologia greca, era uno dei cinque fiumi degli Inferi, letale per chiunque ne bevesse l’acqua, un fiume di sangue in cui erano presenti le anime di chi era andato all’Inferno. La sua è una versione romantica che vuole esorcizzare il potere degli inferi.

Owens è sempre stato un personaggio provocatore e cinematografico e lo dimostra con uno spettacolo che ha manifestato la sua cupa potenza per la scelta della location, esempio di architettura severa del ventennio, e  per l’assenza di pubblico.

A rendere l’atmosfera surreale e tesa macchine per il fumo e luci stroboscopiche, posizionate all’interno delle porte del casinò, una sequenza degna del miglior film post apocalittico.

 In questa nebbia luminosa sfilavano le modelle che indossavano stivali con plateau, alti fino alle cosce, i “waders”, un richiamo alla situazione di Venezia che sta affondando. Situazione rappresentata con una sua personale rielaborazione della novella di Mann, “Morte a Venezia”.

Owens interpreta l’attuale scena mondiale come un panorama infernale, che parte dal Covid, al riscaldamento globale, a quello che succede negli Usa e lo rappresenta attraverso i suoi abiti abbinati a mascherine che starebbero perfettamente in uno scenario distopico glunge.

E così assistiamo a uno spettacolo visivamente violento che vuole generare uno squarcio tra la rigidità del momento storico imposta dalla marmorea location e un inno positivo alla libertà, o meglio alla liberazione da tutti i mali, espressa attraverso il gesto deciso di colpi di forbice, che tagliano metaforicamente questa scia negativa, e praticamente da tagli netti ad ogni capo.

Veli colorati e trasparenze creano uno squarcio tra i colori scuri degli outfit, una sartoria oversize con cinghie per legare in vita il capo in modo che non cada, bomber portati in vita, tutto è progettato per avvolgere il corpo e creare un senso di protezione.

Quello di Owens è un inno alla vita che sa di divino, qualcosa di nuovo è creato dalla brutalità, nel caos, la  creazione prende vita anche attraverso i colori vivi di un rosa chewingum, una sorpresa nello stile del brand e paillette luminose.

Owens ha trasformato la crisi in un opportunità, un vero e proprio fuck off alla minaccia, rappresentato da un abbigliamento creato per proteggersi e che invita ad andare avanti qualsiasi cosa accada.

Owens ha definito il suo status attuale una “triste allegria” e ha affermato  “I vestiti non cambiano il mondo, ma fanno parte di un atteggiamento che influenza il modo in cui le persone pensano.”

Il fascino di Owens è che per quanto possa piacerti o non piacerti il suo stile, o sia inquietante il tema che tratta, non puoi non uscire elettrizzato dal suo show che ci dice chiaramente di non fermarci davanti alle difficoltà.