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Sua Maestà, il Martini. Un viaggio sensoriale nei prodotti Martini, che raccontano la storia di uomini visionari, di una terra fertile dove l’arte della vinicoltura abbraccia botanicals d’ Élite. Ogni bottiglia racchiude esperienza e artigianalità, incrocia il fascino e i misteri che ancora aleggiano attorno a questo nettare tanto iconico quanto irripetibile che ha fatto grande il nostro Paese. Alessandro Martini, imprenditore illuminato con una visione globale, e Luigi Rossi, la mente creativa le cui fragranze botaniche solleticavano il naso dei passanti di Via Dora Grossa a Torino. Era l’anno 1863, più precisamente il 1º luglio 1863, quando la loro partnership fresca di battesimo si concretizzò nel loro primo vermouth: il Martini Rosso. L’origine del nome è un crocevia di ipotesi adossate una sull’altra: alcuni sostengono che sia parte del dna del barista italiano Martini di Arma di Taggia [Liguria] che per primo, nella New York del 1912, l’avrebbe preparato e servito a John D. Rockefeller presso il Knickerbocker Hotel; si suppone che derivi dal cocktail di Jerry Thomas, il Martinez [cittadina della California; 1850] o dal cugino Manahattan [whiskey & vermut rosso], mentre altri che si tratti di una affermazione pubblicitaria alla Martini & Rossi.

ARTIGIANALITA’

Gli artigiani di oggi sono l’Ottava Generazione di Martini Master Blender. Ciascuno di essi segue le orme dei predecessori. Beppe Musso, Master Blender, e Ivano Tonutti, Maste Herbalist, portano avanti l’eredità di Luigi Rossi. Beppe, nella famiglia Martini dal 1994, seleziona accuratamente i vini e guida i processi di miscelazione di ogni prodotto, insieme al naso di Ivano che ogni anno testa oltre più di 500 campioni di erbe aromatiche per garantire la qualità elevata dei prodotti Martini, “e solo la sua esperienza, insieme a quella di Beppe, può garantire la continuità con il lavoro di Luigi Rossi”, spiegano. “Entrambi sono gli unici a conoscere le ricette segrete, che custodiscono gelosamente sotto chiave”, fanno sapere. Livio Prandi collabora con più di 300 vinicoltori, portando avanti la fedele devozione di Martini agli artigiani della regione. Le colline dell’Astigiano in Piemonte sono il luogo in cui gli spumanti fecero la loro prima comparsa nel 1850. Ed è qui, a Santo Stefano Belbo, che ha sede la cantina, dove molti di quei viticoltori collaborano con il brand da generazioni nella raccolta “dell’oro delle colline”. Il risultato è una selezione di vini spumanti che traducono tradizione e modernità in una vera celebrazione dell’uva Moscato Bianco.

LA MISCELA SEGRETA

La ricetta originale del Martini è tenuta rigorosamente da oltre 150 anni: “I nostri Master Blender la conoscono solo attraverso il sapore e il profumo,” svelano in Martini. La ricetta di questa miscela è attuale, oggi come allora. Dalla prima firmata dal barman che ha contribuito a scrivere la storia dei miscelati, Jerry Tomas, alle nuove interpretazioni con ingredienti che infrangono la tradizione: essenze di fiori profumati, succhi concentrati di frutta fresca, spirits che arrivano dal passato e sciroppi realizzati home-made. Martini Dry faceva parte delle 6 ricette fondamentali del “The Fine Art of Mixing Drinks” di David A. Embury, del 1948. Il nostro concentrato dal gusto asciutto è “Sweet or Dry”, proprio come recitava una di quelle locandine pop, oggi ricercatissime, in cui figuravano attori, poeti e progettisti di ogni settore. Otteniamo le diverse varianti e sottovarianti del Martini modificando le dosi di gin, come ad esempio l’Apple Martini, lo Sweet Martini, il Martini Perfect ed il Medium Martini, oltre al Martini Vodka, la cui variante è il Vesper cocktail, divenuto celebre poiché cocktail prediletto da James Bond; una versione molto secca è rappresentata dal Martini Hemingway, che prende il nome proprio dal celebre scrittore; troviamo tra le altre la Gin Salad Dry Martini Cocktail e la brit Pickle Martini. A questo punto scelta la ricetta preferita e messi tutti i suoi ingredienti nel nostro mixing glass, non ci resta che mescolare e poi versare in coppa ghiacciata o in un bicchiere Martini. I puristi del Martini extra dry dal palato fine, esigono olive verdi in salamoia, snocciolate a parte, provenienti da Nocellara del Belice perchè carnose e con un giusto equilibrio in termini di dolcezza, sapidità e acidità. Per una bella figura le olive possono anche essere bagnate nel vermouth. Da guarnire con una o più scorze di limone …e buon viaggio!

CASA

Accogliente e versatile, aperta al pubblico dal 2015, Casa Martini è il luogo deputato all’incontro, dove organizzare business conference meeting aziendali per arricchire una giornata lavorativa fuori sede con uno dei Martini Team Building Program, eventi privati, incontri formativi e culturali e iniziative di charity grazie al prestigioso Museo Martini di Storia dell’Enologia, unico al mondo nel suo genere, si snoda in 15 sale compresa un’area archeologica, ed è formato da oltre 600 pezzi, e alla galleria MondoMartini, museo dell’Impresa, inseriti nel circuito delle collezioni piemontesi. “Dal 1864, la campagna di Pessione in Piemonte per noi è casa. La linea ferroviaria Torino-Genova vi passa proprio accanto e ha avuto un ruolo fondamentale nelle nostre ambizioni di espansione”, ricorda il Gruppo. Sorge nella palazzina ottocentesca Martini & Rossi, a Pessione di Chieri, a pochi km da Torino, la Casa si sviluppa attraverso otto diversi spazi: Terrazza Martini [capacità di accoglienza: 180 persone] con l’adiacente Sala Camino, Lounge Bar, Martini Bar Academy, Botanical Room [capacità di accoglienza: 40 persone], Old Laboratory, MondoMartini, Museo di Storia dell’Enologia e Martini Store. Curiosità della Casa: è ‘obbligatorio indossare calzature robuste con suola in gomma e chiuse. Non saranno ammessi alla visita in produzione visitatori con scarpe aperte o tacchi’, si legge nel comunicato museale. Ed è proprio vero che la Casa è Vita, e forse è da qui che nascono le nostre piccole rivoluzioni, quelle di intere generazioni di famiglie che hanno contribuito a costruire ciò che è Martini oggi. La gente del posto ne va orgogliosa e l’intensa dolcezza del suo aroma pervade l’aria circostante.