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“No one discovered Alexander McQueen, McQueen discovered himself”

 

Nato nell’East End e figlio di un tassista, Alexander McQueen è stato il “Bad boy” della moda per eccellenza, ha lasciato la scuola a 16 anni per lavorare da Savile Row e Gieves & Hawkes dove apprende la sartorialità e le tecniche di costruzione di un abito, completa poi i sui studi nel 1993 alla Saint Martin’s School of Art, dove per la presentazione della sua collezione la talent scout, stylist e consulente di moda Isabella Blow, futura musa ispiratrice, amica e punto focale della sua creatività, acquista l’intera collezione segnando così l’inizio della sua strabiliante carriera.

L’anno della svolta è il 1996, quando Givenchy lo nomina direttore creativo della casa, dove rimane fino al marzo del 2001, dimostrando, come solo lui riusciva a fare, di poter conciliare l’eredità della couture parigina con l’eccentricità inglese.

L’anno in cui lascia la maison parigina Alexander McQueen fa conoscere il proprio nome nella scena dell’alta moda con sfilate trasgressive e scioccanti, al punto di essere definito hooligan della moda.

Ogni collezione che porta il suo nome si conferma uno spettacolo nello spettacolo: le sue modelle, armate di tacchi altissimi e abiti scultorei, hanno sfilato e sfidato per lui stabilità ed equilibrio, camminando tra cubi di vetro, specchi d’acqua e piogge artificiali, in un circo e perfino in una sinagoga sconsacrata. Quelli che erano i suoi mostri che lo assillavano negli incubi, fragile da far paura, si trasformavano sulla passerella in capolavori, sculture, dove non era solo l’estro a parlare, ma anche la raffinatezza con cui venivano realizzati. In diciotto anni di lavoro, Alexander McQueen ha inventato più di quanto altri riescono, talvolta, a fare in una vita intera, trasformando la moda in un’espressione artistica di pura creatività. La sua inventiva senza freno ha reso possibili abiti dalle incrostazioni preziose, fregiati di piume; capi aggressivi in metallo, con dettagli animaleschi e un po’ lugubri; vestiti di georgette, chiffon e organze impalpabili e fluttuanti, tanto che il Metropolitan Museum di New York gli rende omaggio con l’evento Savage Beauty, in occasione dell’annuale Costume Institute Gala Benefit, in cui sono andati in mostra circa 100 abiti realizzati da McQueen durante I suoi anni di carriera, tra cui alcuni pezzi iconici come le giacche kimono e i bumster pants, I pantaloni a vita bassissima, insieme a una serie di accessori soprattutto cappelli e gioielli.

Il genio di Mc Queen ci lascia l’11 Febbraio di otto anni fa, e a raccontare con queste parole la sua vita e la sua carriera è il documentario presentato in occasione dell’ultima edizione del Tribeca Film Festival, dal titolo “McQueen”, attraverso frammenti di backstage, home movies e rare interviste, la direzione è stata affidata a Ian Bonhôte e Peter Ettedgui.