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In occasione della conversation Di #FffMilanoForWomen abbiamo avuto l’opportunità di parlare di mutilazioni genitali femminili con Kiera Chaplin. La modella ed attrice, nipote di Charlie Chaplin e del Premio Nobel per la letteratura Eugene O’ Neill, ci ha raccontato del suo impegno come Presidente della Fondazione in Francia e di come una barbarie sia diventata tradizione.

Lei è un’attrice e modella, ma preferirei che in questa intervista ci concentrassimo sulla Desert Flower Foundation visto che la conversation che ci sarà dopo riguarda questo, quindi qual è il suo ruolo nella Fondazione?

Io sono il Presidente della Fondation Fleur du Désert che è sotto l’ombrello francese della Desert Flower Foundation e ne sono anche ambasciatore. Noi stiamo aprendo delle scuole in Sierra Leone entro novembre.

Cosa fa la Fondazione realmente?

La Fondazione è stata fondata nel 2002 da Waris Dirie che è una top model, attivista e soprattutto è una donna incredibile, ed è stata lanciata per combattere contro la mutilazione genitale femminile e sta cercando di far crescere la consapevolezza e di aumentare l’educazione riguardo quest’argomento. Ora con la Fondazione stiamo aprendo scuole in Sierra Leone nell’Africa occidentale di milleduecento studenti e ci sono anche dei centri, dei rifugi per delle donne che stanno scappando da situazione di stupro, di matrimoni forzati o che potrebbero essere mutilate e posso andare lì e nascondersi.

Abbiamo scoperto che il miglior modo è quello di educare la gente e così loro sanno cosa succede, perché per loro è la realtà e la normalità, è una sorta di rito di passaggio per crescere e devono farlo. Ma non è normale ed è pericoloso, le ragazze sanguinano fino alla morte per questo, hanno problemi seri per il resto della loro vita è una cosa terribile.

L’educazione è il primo passo che dobbiamo fare per aiutare perché l’ignoranza è il male maggiore…

Assolutamente.

…Il vostro focus è sull’ educazione perché credete in questo o per qualche altro motivo?

Io penso che l’educazione sia la chiave, che i giovani ragazzi e i bambini sono il futuro e che aiuta a formare le loro menti. Se loro conoscessero di più, farebbero di più… loro però non conoscono, non sanno di avere opzioni, loro non sanno che questo non è normale. Dove stiamo aprendo le scuole tutta la popolazione è analfabeta, non sanno leggere o scrivere, quindi aprendo queste scuole speriamo di educarli, di dargli una nuova realtà per il futuro e speriamo di cambiare le cose per il meglio.

La mutilazione genitale per loro è qualcosa di culturale e quindi come si fa a cancellare un aspetto culturale e quanto è difficile farlo?

In Africa è diventata una tradizione, non lo era tanto tempo fa, è diventata una tradizione nel momento in cui l’Islam è arrivato lì, ed hanno iniziato a farlo perché gli uomini erano preoccupati che nel momento in cui avrebbero comprato la loro moglie volevano sapere che lei non li avrebbe mai traditi, era un modo per fermarle dal voler provare piacere rendendolo doloroso. E per essere sicuri che sarebbero rimaste a casa. Però in questo modo si violano bambini, si violano i diritti delle donne, alla fine si violano i diritti umani.

Quindi non è un aspetto culturale. Ma la mia domanda era: quanto è difficile eliminare quest’aspetto?

È difficile, perché comunque devi cambiare anni di tradizioni, devi cambiare qualcosa che viene visto e si pensa sia normale, che sia religioso o culturale, ma in realtà non è un aspetto culturale. La cosa più importante è che è pericoloso. Com’è possibile che tu voglia che tua figlia potrebbe morire per il fatto che è stato fatto amare una cosa del genere è assurdo.

Volevo chiederle: lei lavora con persone nella realtà, non stiamo parlando di qualcosa di teorico o ideologico, cosa pensano loro delle mutilazioni genitali?

È un argomento strano di cui parlare perché è molto privato, soprattutto per le donne che lo hanno passato. Alla fine, si parla di clitoride, quindi è un argomento particolare, ma è qualcosa di cui dobbiamo parlare, potrebbe essere strano o scomodo parlarne, ma dobbiamo parlarne perché ce n’è bisogno e dobbiamo combatterlo. Ho incontrato Waris ed abbiamo deciso di fare questa cosa insieme. Sono sempre stata a favore dell’empowerment femminile e cose simili, poi ho incontrato lei, ho sentito la sua storia perché lei ci è passata, ed ero così toccata ed ho detto: “le donne possono farlo? scusatemi” e quindi ho deciso l’unica cosa che potevo fare era combattere contro questa cosa. Credo comunque che quello che voglio portare sul tavolo è l’educazione quindi, sì, si deve avere anche questa conversazione spiacevole.

Dobbiamo parlarne sì, ed è strano definire quest’argomento scomodo, eppure è difficile parlarne anche nelle culture occidentali, quindi immagino quanto lo sia in quelle orientali, quello che però volevo chiederle è: dobbiamo pensare che non è una cosa relativa solo all’ Africa, giusto?

È ovunque. Ci sono anche casi in Europa. Succede anche se qui è illegale, continua a succedere ovunque, in Indonesia è comune. E quando succede la gente sta zitta e continuano con la tradizione, ma devono capire che questa non è una tradizione, questo è una barbarie, una vecchia tradizione che deve essere cancellata.

Lavorando con le persone, può dirci se c’è qualcosa che possiamo fare di reale nel caso in cui veniamo a conoscenza di qualcuno che la ha subita?

O se un qualcuno che sta per subirla? Bisogna denunciarlo, è un crimine, in Europa è una mutilazione del corpo e in alcuni paesi europei come per esempio la Francia o l’Inghilterra si va in prigione per 14 anni, quindi bisogna denunciarlo

Lei pensa che in qualche modo possiamo fare qualcosa anche con gli uomini o che è qualcosa che va fatta principalmente con le donne? Torniamo di nuovo al discorso dell’educazione. Riguarda anche educare loro. Innanzitutto, fargli capire che non si può fermare la moglie dal tradire. Credo venga dalla paura e credo che l’educazione posso aiutare ad eliminare quella paura e a far capire le cose meglio e credo che quando le donne si alzano per i loro diritti ad un certo punto gli uomini devono cominciare a fare i conti con questa cosa quindi riguarda educarli e farli cambiare la visione che hanno.