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Anche se la cultura è temporaneamente in vacanza per causa di forza maggiore, noi di #Spaghettimag vi proponiamo una mostra da non perdere non appena sarà possibile.

“Una vita da artista” è il titolo della mostra dedicata ad Antonio Ligabue (1899 – 1965) che si tiene al Palazzo dei Diamanti a Ferrara. E’ stata organizzata da: Fondazione Ferrara Arte, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma e curata da Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi con la supervisione di Augusto Agosta Tota.

Si tratta di un viaggio che percorre tutta l’attività del famoso pittore – artista – scultore – disegnatore, protagonista del Novecento. Ligabue nasce a Zurigo, dopo un’ infanzia e un’adolescenza difficili viene espulso dalla Svizzera e giunge nel 1919 a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia. Anche qui, la sua vita resta durissima, segnata da ostilità, incomprensioni e ripetuti ricoveri negli ospedali psichiatrici. Ma Ligabue resiste, trovando nella pratica artistica quel “luogo sicuro” che non ha mai avuto; così la pittura e la scultura diventano il mezzo per trasformare le difficoltà in opportunità e per dar voce ai suoi pensieri. 

L’itinerario artistico vede esposte oltre cento opere, tra dipinti, sculture e disegni, alcune mai rese note sinora, che consentono di ripercorrere l’evoluzione del linguaggio creativo dell’artista: dal diario intimo degli autoritratti ai paesaggi del cuore, dai ritratti alle nature morte, dagli animali selvaggi a quelli domestici, dai paesaggi agresti alle scene di caccia e alle tormente di neve. Un racconto che pone l’accento sulla singolarità della sua poetica e rivela la forza naturale, pura e istintiva del suo genio. 

Tra gli autoritratti, particolarmente suggestivo è il piccolo Autoritratto del 1962 in cui Ligabue spinge a livelli molto avanzati la deformazione espressionistica della propria immagine.

Prima di appassionarsi agli autoritratti, sia in scultura che in pittura, Ligabue si dedicò a ritrarre amici, benefattori, conoscenti o, semplicemente, volti che catturavano la sua attenzione. Raffigurava i soggetti solitamente a mezzo busto in interni, costruendo il viso a partire dagli occhi; proseguiva poi, in un secondo momento, a ricreare l’ambientazione. Particolarmente significativa è l’effigie di Giancarlo Vigorelli. G. Vigorelli è un critico letterario e filologo che, nel 1961, ha organizzato, insieme allo scultore Renato Marino Mazzacurati, una delle prime mostre dedicate all’arte di Ligabue. L’esposizione, tenutasi alla Galleria La Barcaccia di Roma, ha sancito la consacrazione di Ligabue a livello nazionale.

Antonio Ligabue è anche “pittore di animali”; così si è definito nel 1928. Infatti, una sala della mostra diventa una giungla che l’artista immagina fra le golene del Po. Leoni, leopardi, iene, gorilla, volpi, uccelli rapaci – alcuni in posizione statica, altri colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda – che il pittore prima studiava sulle pagine dei libri, ammirava al cinema o al circo, e poi disegnava e dipingeva, identificandosi con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ma non solo, sono anche raffigurate scene di caccia e paesaggi agresti.

E’ invece nelle scene ambientate nella neve, come Traversata della Siberia, che Ligabue narratore d’avventure crea le opere più complesse e al tempo stesso inventate in ogni particolare.

La mostra è dedicata a Franco Maria Ricci, editore, intendente e collezionista che da poco se ne è andato. Fu proprio lui a pubblicare nel 1967 la prima monografia su Ligabue di Cesare Zavattini, subito riconosciuta come un capolavoro editoriale.