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Teodoro è un giovane attore classe ’91. Ha lavorato al fianco di professionisti del calibro di Panariello, Brignano, Amendola. Ha frequentato corsi di cinematografia sia a Los Angeles che in Italia. E’ diventato attore per un caso fortuito della vita. Conosciamolo meglio.

Chi è Teodoro Giambanco? Quando ha capito che sarebbe diventato un attore?

Sono un attore che ama molto il suo lavoro. Sin da bambino ho avuto un’attrazione molto forte per questo lavoro, dato che sono figlio di uno scenografo e di una costumista.
La percezione che fare l’attore sarebbe stato il lavoro della mia vita è arrivata da adolescente, quando ho avuto la possibilità di fare la prima esperienza sul set. Sono cresciuto insomma tra set e palcoscenico, anche se i miei genitori non mi hanno mai spinto a fare questo mestiere, consci di tutto ciò che comportava. Ma nonostante ciò, io ci sono cascato!

C’è un evento significativo della sua vita che l’ha spinta ad intraprendere questa carriera? Ci racconti un aneddoto sul suo debutto.

Sin da bambino amavo tantissimo osservare gli altri. Rimanevo colpito dalle persone e cercavo di comprendere le loro relazioni.
C’è stato però un evento significativo che mi ha fatto capire che quello sarebbe stato il lavoro della mia vita. Un giorno mi trovavo a scuola, al liceo. Spinto dai miei amici e con un pizzico di imbarazzo, mi sono ritrovato a partecipare ad un provino svoltosi proprio all’uscita di scuola. Mi scelsero e così cominciai questa avventura.

Recitare richiede sicuramente un grande lavoro interiore, come si prepara ogni volta che deve interpretare un personaggio differente?

Il lavoro interiore in realtà è costante. È un po’ una palestra, alleno sia il corpo che la mente per raggiungere l’obiettivo. Quando poi ho un film o un testo sul quale lavorare, faccio un analisi iniziale, cerco di capire i vari elementi, avviene poi una ricerca espressiva ed emotiva che cerco di unire con varie sperimentazioni. A volte lavoro d’immaginazione, a volte cerco di unire elementi della vita reale.

Tra i suoi ultimi lavori ci sono le serie televisive Makari e Più forti del destino, è stato stimolante per lei calarsi nelle vesti di Stefano Sapienza e Antonio Moncada?

È stato molto stimolante.
Stefano Sapienza era un ruolo molto piccolo quindi non ho avuto grande possibilità di caratterizzazione. Per quanto riguarda invece Antonio Moncada è stato molto interessante, perchè il personaggio era presente in tutte le puntate ed ho avuto modo di esprimermi e di far vedere tante sfaccettature.

C’è un episodio, una scena, un momento che lei ricorda e che ha cambiato la sua vita?


Fare l’attore cambia la vita. Ci spinge inevitabilmente a portare a casa un pò del personaggio che interpretiamo e trasferiamo in lui un pò della nostra vita. A volte il personaggio che interpretiamo è molto vicino a noi e alla nostra realtà, forse più di quanto pensiamo. È uno scambio molto interessante.
Quindi posso dire che sul set, un po’ tutte le esperienze mi hanno cambiato.

C’è un attore, un regista, una persona alla quale vorrebbe dire grazie?


Vorrei dire grazie ad una persona che ho conosciuto ma con cui non ho lavorato, ed è Elio Germano. Poi vorrei dire grazie a tutte le persone con le quali ho lavorato. Mi hanno fatto un grande regalo. In particolare mi sento di ringraziare la regista Roberta Torre che mi ha dato la possibilità di lavorare ad un film straordinario.

Cosa sogna per il suo futuro?

Sogno di continuare a fare questo mestiere in televisione o a teatro. Sicuramente non mi precluderò la possibilità di fare altro. Come per esempio, cantare. Il mio amico Edoardo Castroni mi ha coinvolto in un progetto dove mi sono ritrovato a cantare e magari approfondirò questo ambito.

Teodoro, ti auguriamo tutto ciò che sogni. Un grazie adesso vogliamo dirtelo noi, per averci travolto col tuo entusiasmo, col tuo sorriso e con la tua voglia di fare.