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Gabriela Hearst, dopo bene tre anni alla direzione creativa, lascia Chloé dopo aver presentato la SS24. Tantissime le collaborazioni messe in piedi dalla designer, che, alle parole, ha sempre preferito i fatti. Pensiamo al legame con Akanjo, realtà di artigianato con sede in Madagascar particolarmente attenta a temi come l’uguaglianza salariale e il benessere dei dipendenti. Nel 2021, É stata Gabriela Hearst a decidere di concentrare sull’aumento dell’offerta di prodotti realizzati dall’azienda malgasci, soprattutto grazie a Chloé Craft, linea della Maison ancora più attenta all’artigianalità. Per renderci maggiormente conto dell’impatto che la designer ha avuto sul brand e sulla moda in generale, torniamo indietro a quando è andata in scena la sua prima collezione, ovvero l’autunno inverno 2021/2022: l’amministratore delegato di Chloé, Riccardo Bellini, aveva dichiarato che l’impronta ambientale era inferiore del 400% rispetto alla linea invernale precedente. L’attenzione ai materiali utilizzati è sempre stata al centro degli obiettivi della designer: dagli scarti delle vecchie collezioni, alla preferenza del lino al cotone, agli scarti alla cosiddetta pelle vegana.

Queste le parole della designer, per comunicare l’addio al brand “È stato un grande privilegio condividere la mia visione creativa e aggiungere la mia voce alla storia di Chloé, una maison che ho sempre amato tanto. Sono molto orgogliosa del cambiamento positivo che abbiamo realizzato collettivamente nello sviluppo di una prospettiva di business e di design che mette al primo posto le persone e l’ambiente”. Insomma, una reale e concreta green attitude, quella portata avanti dalla Hearst, che ha portato Chloé a diventare la prima maison di lusso europea a ottenere lo status di B Corp. Gabriela Hearst è una di quelle designer che ha utilizzato la moda come mezzo di consapevolezza e di massima espressione per temi sociali di vario tipo, a partire dal cambiamento climatico fino ai conflitti bellici. Come, d’altronde, dovrebbe sempre essere. In un momento storico devastante, come quello che stiamo vivendo in merito al conflitto tra Israele e Palestina, viene subito alla mente di citare l’unico capo colorato che ha sfilato in occasione della collezione autunno inverno 2023 2024, ovvero un abito ispirato alla storia di Ester del Vecchio Testamento, l’eroina biblica che trattò con il re dei Persiani per impedire il massacro del popolo ebraico. Tutto ciò fa accendere in noi ( o dovrebbbe, almeno) una riflessione sulla moda: è il tempo di tornare indietro, o di guardare avanti? Qual è lo scopo? Produrre a non finire, o pensare al rispetto dei diritti personali, dell’ambiente, di ciò che ci circonda? Come ha dichiarato Riccardo Bellini, CEO e Presidente del marchio «Gabriela ha apportato grande energia e una visione creativa dinamica al suo ruolo in Chloé, contribuendo a un periodo di progressi significativi per la maison e a scrivere un nuovo capitolo, per un futuro più responsabile.” Adesso, a pochi giorni dall’addio, la maison francese svela il nome della nuova designer al timone creativo della maison in capo a Richemont: si tratta di Chemena Kamali, con esperienze in maison come Saint Laurent e Alberta Ferretti – nonché nelle fila di Chloé con Phoebe Philo e Clare Waight Keller all’inizio della sua carriera. Dunque, non ci resta che attendere il prossimo febbraio, per la sua prima prova in passerella.