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«C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se volessero annientarmi». L’arte come medicina per l’anima, la cura dalle allucinazioni uditive e visive che, in un prato fiorito di proprietà della sua famiglia, sin da piccola le invadono la mente annullando i sensi e la razionalità. In un racconto disarmante, Yayoi Kusama rivela quanto l’esercizio creativo sia stato per lei necessario e terapeutico, nonostante la contrarietà dei suoi familiari alla passione che, invece, le avrebbe consentito di sopravvivere e sognare. Le prime illustrazioni non terminate, e distrutte dalla madre, incontrano però la rivincita dell’artista giapponese – la più popolare del mondo secondo un sondaggio condotto dal magazine “The Art Newspaper” -, che così inizia a tratteggiare e disegnare elementi veloci o forme basiche come i pois. A Bergamo, sino al prossimo 24 marzo, le sale di Palazzo della Ragione ospitano “Fireflies on the Water”, una delle sue “Infinity Mirror Room” più celebri, direttamente dalla collezione del “Whitney Museum of American Art di New York”. In uno spazio dominato dal buio, gli specchi rivestono le pareti mentre il bagliore di 150 piccole luci, come lucciole che volteggiano in aria dal soffitto, illumina l’ambiente di riflessi brillanti e scintillii che si stagliano sulla pozza d’acqua situata al centro, trasmettendo una sensazione di pace e tranquillità. Sulla superficie sporge una piattaforma panoramica che sembra sciogliere la forza di gravità in un’illusione ottica protesa verso l’infinito.  La percezione distorta e allucinatoria della realtà incarna la filosofia estetica di Kusama, legando la sua personale visione ai miti ellenici, tra i quali Narciso, e i paesaggi nipponici come Matsumoto, in Giappone, dove è nata nel 1929. Un’esperienza magica e immersiva in un luogo ovattato da suoni che arricchisce l’installazione fino all’abbandono meditativo. L’influenza della pittrice statunitense Giorgia O’Keeffe, moglie del fotografo Alfred Stieglitz, in passato fu la spinta per continuare a studiare e le due artiste ebbero addirittura uno scambio epistolare. Nel 1958, schivando le difficoltà dovute alla provenienza e all’universo artistico maschilista, si trasferì dapprima a Seattle e poi nella Grande Mela emergendo con il suo estro rivoluzionario nel panorama dell’avanguardia newyorkese degli anni ’60. «“Infinito Presente” è una mostra ambiziosa e speciale resa possibile da un progetto articolato, che ha richiesto due anni di lavoro, e dai rapporti internazionali con il Whitney Museum of American Art. Yayoi Kusama è un’artista amata in modo trasversale da più generazioni e pubblici, capace di meravigliare e stupire. La stanza “Fireflies on the Water” è sicuramente la più adatta a sottolineare le tematiche che accompagnano Bergamo Brescia nell’anno della Capitale Italiana della Cultura 2023, affrontando il tema della resilienza per aprirsi a una nuova dimensione piena di energia e sconfinate possibilità», spiega il curatore Stefano Raimondi, fondatore e direttore di “The Blank Contemporary Art”. L’esposizione è un segno luminoso di rinascita per la città orobica guidata dal sindaco Giorgio Gori, affiancato dall’assessore culturale Nadia Ghisalberti, in seguito all’emergenza pandemica che ha messo a dura prova i suoi abitanti e il territorio. L’allestimento site-specific, curato da Maria Marzia Minelli in uno degli edifici comunali più antichi d’Italia, svela un percorso introduttivo di approfondimento della ricerca visionaria: versi poetici, proiezioni video e documenti permettono di tuffarsi in un immaginario onirico di piena condivisione, fisica e digitale, da vivere in solitudine, una persona alla volta. Workshop e laboratori didattici per le scuole si inseriscono nel programma espositivo, accessibile anche ai non udenti grazie alle visite guidate in LIS-Lingua dei Segni. La storia di Kusama è appassionante: negli anni ’70, all’apice della notorietà, scelse di ritornare nel proprio Paese d’origine e di farsi ricoverare in una clinica psichiatrica. Tuttavia, davanti all’ospedale in cui vive ancora oggi, ha preso in affitto un atelier dove si reca quotidianamente per dedicarsi alla pittura, scrivendo poesie o romanzi e collaborando con i marchi iconici del fashion system.

Gustavo Marco Cipolla

Gustavo Marco Cipolla

Storyteller, appassionato di tutto ciò che è indie, travelholic. Mi piace raccontare le immagini attraverso le parole e impazzisco per l’alternative rock. Collaboro con diverse testate nazionali, mi occupo di moda, arte, cinema, musica e LifeStyle. Svolgo, inoltre, l'attività di addetto stampa, content writer e communication consultant in ambito culturale e per alcuni brand. Penso dunque scrivo.