Skip to main content

A Roma, nella storica via degli artisti esiste un luogo di incanto che richiama con i suoi colori, odori e sapori le atmosfere della costiera amalfitana. Al civico 82, poco distante dal numero 51 (sede dello studio dello scultore Alcide Ticò divenuto famoso per essere stato immortalato nelle scene dell’indimenticabile film “Vacanze Romane” del 1953) è ubicata Osteria La Segreta, un piccolo gioiello di design ideato dall’architetto Antonio Girardi che ne ha curato con il suo studio l’ideazione e la realizzazione. A catturare l’attenzione sono il sapiente gioco di luci ed ombre, l’intenso blu che domina tutta l’ambiente, l’attenta selezione di elementi eclettici e ricercati e le pareti con numerose opere d’arte che, omaggiando la storia artistica e commerciale di Via Margutta, trasformano Osteria La Segreta in una piccola galleria d’arte con cucina. “Molti dei quadri selezionati da me sono opera di artisti che hanno fatto la storia di via Margutta e dell’arte italiana in generale. Abbiamo – racconta Girardi – infatti due Schifano ed un Picasso, che nel 1917 soggiornò proprio nel palazzo di fronte all’Osteria. Molte delle opere presenti nel locale raffigurano anche immagini o simboli Campani, che in questo caso vanno a rappresentare le mie origini e la proposta culinaria del locale. Sono state inseriti anche opere di artisti esteri moderni e contemporanei associati ad immagini più classiche”. Impossibile stando qui non provare una sensazione di benessere e di relax con la mente che evade, fugge e cerca sempre rifugio nell’immagine paradisiaca e vacanziera del mare di Capri, un’isola con cui l’architetto ha stretti rapporti di collaborazione e di lavoro. L’ideatore di questo luogo unico nel suo genere a Roma è Antonio Girardi, un visionario anticipatore di tendenze, idealista e grande estimatore di Antonio Citterio, Patricia Urquiola e di tanti designer francesi. Un architetto eclettico che porta sempre nei suoi progetti  il calore, lo spirito e l’eclettismo della tradizione artistica di Napoli.

Quali sono gli elementi che non possono mancare quando si progettano spazi per la ricezione e l’accoglienza?

Puoi fare i posti più belli, ma se non c’è il servizio e l’attenzione al cliente non c’è il lusso. Io dico sempre che un grande back office fa un grande front office. I luoghi si nutrono di persone.

Tu giochi molto con l’estetica, la tua è una architettura che emoziona. É così?

Ho la capacità di vedere uno spazio e all’improvviso ho una visione e la mente inizia a disegnare il luogo. Tutto quello che ho fatto sinora è una grande scenografia, anche se adesso la stiamo rendendo più stabile perché le scenografie hanno la necessità, con il tempo, di evolversi e cambiare. La gente vuole essere continuamente sorpresa. Ricordo ancora quando a Palazzo Dama, un palazzo in stile liberty e dimora romana della famiglia Malaspina situato a pochi passi da Piazza del Popolo, abbiamo introdotto grandi palme come oggetto di arredo ispirandoci alle grandi ville anni ‘50 e ‘60 di Beverly Hills e di South Thompson. Lanciammo così una moda anticipando i tempi. L’esclusività della location insieme a quella del suo retaggio storico e del design contemporaneo lo hanno reso nel tempo un hotel di lusso moderno dal fascino unico.

Quale elemento di arredo ritieni che caratterizzi maggiormente i tuoi lavori?

Io sono amante di Venezia e di Murano che è  presente nei miei lavori ovunque. Tra gli elementi che non possono mai mancare i lampadari chandelier Maria Teresa che ripropongo in modi e misure sempre diversi e gli specchi che catturano l’ambiente riuscendo ad integrarsi con esso. Io specchio tutto, dalle porte ai tavoli al punto da creare una apposita linea di arredo. Lo considero un mimetismo scenografico.

Il tuo sogno nel cassetto?

Lasciare un segno alle mie figlie. Tutto ciò che faccio è per loro e per la mia famiglia. Il mio più grande investimento sono loro.