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EDIT Napoli è giunto alla sua quinta edizione. É una realtà ormai di successo, creata dalle sue fondatrici Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi. EDIT è il luogo adatto per raccontare Napoli, con tutti i suoi angoli nascosti, ma anche il frutto delle collaborazioni tra aziende di alto livello con progettisti di fama internazionali, come Dante Negro che partecipa con i suoi habitat outdoor ad EDIT Napoli proponendo una ricercata selezione dalle sue Collezioni Blending Habitats e The past Is Not Gone in un suggestivo allestimento progettato da Margherita Rui. Oppure Paolo Marasi che, dopo essere stato il vincitore del Seminario di EDIT 2022, torna con TER, un’interpretazione dell’idea della Luce nella sua forma più essenziale: una lampada modulare ed estremamente leggera che definisce la luce nei suoi aspetti più primordiali. Un invito a scoprire le infinite possibilità del metallo dal progetto all’arredo. Il programma diffuso degli EDIT Cult apre le porte di luoghi unici e magici che si snodano dal centro storico della città fino ai quartieri fronte mare. Vediamo allora quali sono alcuni dei progetti più interessanti di questa edizione.

Dal piano nobile di Palazzo Donn’Anna, troviamo le installazioni nei rinnovati spazi di Palazzo Ravaschieri alla Riviera di Chiaia, per poi passare al cuore storico della città. Destreggiandoci tra il chiostro di Santa Maria la Nova, all’ombra del grattacielo di Stefania Filo Speziale, entriamo nel piano terra della chiesa di Santa Luciella risalendo infine il tradizionale scalone napoletano di Palazzo Marigliano. Allontanandoci da Mergellina è impossibile non scorgere Palazzo Donn’Anna e la sua facciata incompleta, una “maestosa mole cadente e quasi una rovina, ma bellissima, al cospetto del mare”. Al piano nobile del palazzo  ecco la collaborazione tra Sabine Marcelis e La Prairie, azienda di skincare di lusso. Con un affaccio a perdita d’occhio sull’orizzonte del Mediterraneo, nelle sale dell’appartamento ritroviamo alcuni dei pezzi pensati per la Cobalt House presentata lo scorso giugno ad Art Basel. Sabine Marcelis ha mixato elementi nelle nuance del blu con sedute soffici e avvolgenti dello stesso colore delle creme conservate all’interno dei preziosi barattoli; Allestita dall’architetto Camilla Benedini come se si trattasse di una vera e propria casa, il progetto di Agape vede  la riedizione degli arredi firmati da Angelo Mangiarotti, uno dei grandi nomi del design italiano. La scelta è stata quella di partecipare per la prima volta alla fiera napoletana con un progetto che si svolgesse all’interno degli spazi di Palazzo Ravaschieri, un tempo palestra scolastica e ancor prima obitorio che oggi vive di una nuova identità progettata ad hoc da Giuliano Dell’Uva e che con molta probabilità diventerà la base partenopea dell’azienda.

Parliamo ora di Ranieri: azienda campana specializzata nella trasformazione artigianale della roccia vulcanica. All’interno del chiostro di Santa Maria la Nova, l’allestimento creato ad hoc dai direttori creativi Francesco Meda e David Lopez Quincoces fa luce su un nuovo e inedito lato del materiale che altro non è che l’esito di un processo che si realizza in una manciata di secondi nei quali il magma fuso passa da temperature di fusione a diventare parte della superficie terrestre. Focus: la formazione della roccia vulcanica che porta con sé una inimitabile composizione naturale; Fabio Novembre, ha voluto invece rendere omaggio ad un Maestro scomparso che ha scritto la storia del design italiano. Novembre, assieme a Feudi di San Gregorio, ha reso omaggio a Riccardo Dalisi. Il designer napoletano, nel corso della sua carriera, ha sempre messo in scena personaggi nati dal suo smisurato immaginario. È da questo mondo che ha attinto Novembre, riproponendo in una scala che supera le normali dimensioni umane Totocchio e Soficchia, due sculture battezzate con i nomi dei protagonisti di “Miseria e nobiltà”. Le due statue, all’interno del cortile della Basilica di S. Maria della Sanità, sono state accompagnate dall’esibizione di un gruppo di musicisti del quartiere i cui strumenti sono realizzati con il legno proveniente dalle barche dei rifugiati che approdano a Lampedusa.