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La serie Mare Fuori è tornata a raccontare con realismo e cruda verità la storia dei giovani detenuti di un carcere minorile. Nella seconda stagione, ogni detenuto si trova di fronte, come uno specchio, la propria famiglia, e verrà chiamato a compiere una scelta: seguirne le orme dei propri genitori oppure rinnegarle?

Nel cast della serie troviamo, ancora una volta, il giovane attore Artem Tche interpreta Pino. In una conversazioni tra sogni e speranze, il giovane attore ci racconta tutto ciò che spera di accogliere nel suo promettente futuro artistico.

Sei tornato in TV con la seconda stagione di Mare Fuori. In che modo si evolve il tuo personaggio nei nuovi episodi?
Si evolve in modo inaspettato, il pubblico scoprirà l’altro lato del carattere di Pino.

Mi racconti il percorso che hai compiuto per costruire il tuo Pino?
C’ è stato un mix tra i miei ricordi, le mie esperienze di vita le mie cicatrici con quelle di Pino. Gli ho donato un carisma diverso nei modi di fare e di essere, come per esempio il modo di camminare più arrogante o il modo in cui fuma. Io non fumo, mentre Pino sì!

Quali sono gli insegnamenti che il regista e il cast ti hanno donato per affrontare al meglio questa esperienza?

Il regista ci ha lasciati liberi di interpretare i nostri personaggi, dandoci preventivamente delle indicazioni estremamente chiare dentro le quali ci siamo mossi.

Mare Fuori è un progetto molto reale. Cosa speri che arrivi di questa storia al pubblico?
Ognuno ha la sua visione delle cose e ognuno vede le opere artistiche a modo diverso ed ovviamente ognuno percepisce le emozioni in modo diverso, è una cosa personale. Nessuno può provare ciò che provi tu, osservando una determinata cosa o vivendo un determinato periodo della vita. Secondo me, ognuno percepirà il messaggio della serie a modo suo, in base a come si rivedrà nei personaggi della serie… Credo che la serie sia rivolta più ai grandi che ai giovani, perché sono del parere che ‘’Non esistono cattivi allievi, esistono cattivi maestri’’ ed è ciò che accade sia nella società che nel trama della serie…

Quanto è importante raccontare la verità nel mondo del cinema e dell’arte, per te?
Conta solo ed esclusivamente la verità altrimenti non arrivi al pubblico. Ogni artista, scrittore, poeta, scenografo, cantante, attore, scultore o filosofo, ogni persona creativa si ispira alla vita o ha un suo riferimento… I miei personaggi nascono dalla mia anima. Non ho mai pensato di fare questo lavoro, non ho mai voluto fare l’attore eppure quando devo interpretare un personaggio, tra un ciak e l’altro percepisco un flusso di energia che mi penetra dall’esterno nell’interno e suscita le mie emozioni, suscita la mia creazione. Più esco fuori dalla mia personalità, più esco dalla mia vita personale più sono affascinato dalla creazione di qualcosa di diverso da me ed è ciò che amo fare e ciò che mi fa vivere.

Parliamo di te, come nasce il tuo amore per la recitazione?
Non ho mai pensato di intraprendere un percorso di questo tipo. Pensavo che sarei diventato un boxer, avendo iniziato anche una carriera agonistica che stavo proseguendo a Londra. Invece, ‘La paranza dei bambini’ mi ha aperto delle strade sia a teatro che in televisione e ho conosciuto delle persone stupende con Maurizio Bucci, Annalisa D’Amato che hanno trovato qualcosa in me e mi hanno spronato ad andare avanti.

Quali sono gli attori che ti ispirano?
Mi ispiro agli attori che riescono a ricostruire la vita in modo più naturale possibile. Sicuramente, ho una stima molto profonda verso Pier Francesco Favino, uno dei più grandi artisti in Italia. Ho avuto modo di conoscerlo, è un grande attore ma anche una grande persona. Mi ispirano artisti come Gian Maria Volonté, Marlon Brando, Tom Hardy, Johnny Depp, Denzel Washington.

Quali sono, invece, i registi con cui speri di poter collaborare in futuro?
Bella domanda… Uno dei miei desideri si è avverato, quest’anno: quello di lavorare con Mario Martone ed è stata un’esperienza che ha influenzato molto la mia mentalità lavorativa. Sicuramente, mi piacerebbe lavorare con Pietro Marcello, Paolo Sorrentino ma sarebbe anche un grande previlegio, per me, conoscere Martin Scorsese, osservare come lavorano i grandi e passare un po’ di tempo con loro, è una cosa molto positiva ed è un’enorme crescita personale.

Chi è Artem e come si descriverebbe a chi non lo conosce?
Sono giovane e sono un sognatore con degli obiettivi ben chiari in mente: devo studiare molto per capire le tante sfaccettature che ha questo magnifico lavoro.

Foto di Sabrina Cirillo