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Simpatica e spigliata, Paola Minaccioni è un’attrice e conduttrice radiofonica che emana un fascino comico inafferrabile. Dotata di una mimica facciale ineguagliabile, che la rende perfetta per ruoli dalla spiccata sensibilità, Paola è in grado di farsi ricordare da chiunque. Nel 2014 ha ricevuto il premio come miglior attrice non protagonista ai Nastri D’Argento per il film Allacciate le cinture. Quest’anno, alla 79esima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stata invitata per ricevere un premio dal Filming Italy Best Movie Awards come miglior attrice non protagonista per la serie tv Le fate Ignoranti.

 

Un grande regista un giorno disse: “Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio” – Federico Fellini. Qual è la tua personale visione ed interpretazione del cinema?

Non sento di essere in competizione con Dio ma, come attrice ed interprete, mi reputo uno strumento per la creazione di un messaggio che può raggiungere i più svariati altrove, che collega il cielo e la Terra, l’inconscio e il conscio. Il cinema, come tutte le altre forme d’arte, ha il compito di stipulare questi legami, di creare un ponte quando non si trova la strada. Per me è respiro, è ossigeno per la mia anima. É farmi irradiare da quello che è diverso da me.

 

Spesso i tuoi sono personaggi drammatici, che riescono a vivere il dramma con una certa comicità, quasi mescolando e sovrapponendo due anime diverse. C’è un personaggio che assomiglia maggiormente alla vera Paola?

Probabilmente è Luisella: l’ultimo personaggio che ho interpretato nella serie tv Le Fate Ignoranti di Ferzan Ozpetek. Lei è la donna che ho sentito più somigliante alla vera me, partendo dalla constatazione che noi esseri umani siamo degli esseri molto cangianti e, per questo, in continuo cambiamento ed evoluzione. Luisella, nel suo arco narrativo molto complesso e completo, rappresenta molte sfaccettature che riflettono la mia personalità. Racconta molto bene le mie insicurezze, il mio lato dolce ma anche la mia crescita, la mia maturità, la mia drammaticità.

 

Ferzan Ozpetek è uno dei registi con cui ha spesso lavorato. Qual è il ricordo più bello che ti porti dietro da questo lungo sodalizio artistico?

Il ricordo che custodisco nel cuore e che sintetizza perfettamente il momento esatto in cui le nostre anime si sono connesse artisticamente, è legato al film Mine Vaganti. Per questo progetto cinematografico ho interpretato un ruolo secondario anche se molto amato da Ferzan, che ama indistintamente ogni suo personaggio allo stesso modo. Al tempo ero una neofita del cinema ed era la mia prima volta in un film così importante, il che mi rendeva timorosa nei confronti del regista, poco spavalda e molto attenta. C’è stato però un momento esatto che riassume questo sodalizio, l’aneddoto che ha reso chiaro che alcuni legami mentali sono difficili da controllare. Giravamo una scena con l’attrice Ilaria Occhini, che si lamentava di essere stanca di tutti. All’improvviso Ferzan si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò qualcosa. Al ciak successivo, lei non terminò la scena come avrebbe dovuto, ma mi disse: “Quanto sei brutta!”. Io mi girai e le risposi: “Anche io ti voglio bene signora.” In quell’istante di improvvisazione, io e Ferzan intrecciammo le nostre intelligenze emotive e le nostre sinapsi entrarono in connessione. E’ stato semplice riconoscere ed apprezzare la sensibilità dell’altro, giocare con le nostre analogie ed intessere nuove idee artistiche tra drammaticità e comicità.

 

Qual è, tra cinema e teatro, quello che ti fa vivere maggiori emozioni?

Sono due emozioni diverse, ma entrambe profondamente intense. Sono forza vitale. Imprescindibili ed essenziali per un attore. Il cinema permette di vivere delle sensazioni molto introspettive, mai immediate, ma che rappresentano sempre l’incipit di una riflessione interiore altrimenti ineguagliabile, per conoscersi, per studiarsi, per guardarsi meglio. Il teatro invece regala emozioni molto più tangibili e corporee, istantanee, vivide. Il corpo dell’attore si dona al pubblico durante l’esecuzione di una storia e viene pervaso da miliardi di percezioni e di impulsi, trovandosi a doverli fronteggiare e a viverli tutti nel momento in cui è in scena. Ogni progetto ha sicuramente un peso rilevante nel giudizio sensoriale complessivo, ma non sono in grado di preferirne uno all’altro. Vivo di cinema e teatro come se fossero entrambi concatenati alla mia anima.

 

Nell’ultimo periodo, il cinema italiano e le platee vivono una difficile crisi con gli spettatori. Hai avuto modo di riflettere su chi o cosa possa essere responsabile di questo cambiamento?

Sicuramente le piattaforme di streaming hanno avuto una certa responsabilità nella crisi delle platee. Io stessa sono una fruitrice vorace di streaming ma per me una serata al cinema o a teatro non potrà mai essere equiparata ad un videoproiettore nel salotto di casa propria. Niente potrà sostituire l’experience di un momento di condivisione con gli amici, di risate, di emozioni comuni, di idee contrastanti. Credo che in generale si stia verificando una sorta di abbrutimento della società, degli stili di vita. Ci stiamo dimenticando quanto magico possa essere un palco o uno schermo gigante in compagnia di decine amici o di sconosciuti con i quali si vivono sensazioni affini. Probabilmente la pandemia mondiale ha reso le persone più ostili alla condivisione, ma dimenticare di nutrire la nostra anima non ci porterà ad essere delle persone migliori.

 

Il prossimo autunno fino alla primavera 2023, sarai a teatro con L’Attesa, per la regia di Michela Cescon con Anna Foglietta. Ci sono progetti futuri che ti piacerebbe condividere con noi? 

Si, ci sono tanti progetti in arrivo. Ho appena finito di girare Una famiglia mostruosa 2 di Volfango De Biasi, che è una commedia che uscirà probabilmente a gennaio 2023, con un cast meraviglioso con il quale mi sono divertita tantissimo. Sto per iniziare a girare il film della regista Luna Gualano, una storia fantasy scritta molto bene, con un cast di attori molto giovani e talentuosi, come Antonio Bannò. Successivamente, sarò impegnata con Alessandro Pondi per il film “Una commedia pericolosa”, che ci ha visto collaborare precedentemente per altre due pellicole. Dal 12 Settembre ricomincio con Rai Radio2, nei programmi cult Il Ruggito del Coniglio e Lillo e Greg 610. La Radio rappresenta un altro spazio vitale a cui non potrei mai rinunciare, perchè mi fa vivere di continue emozioni e di risate. Una menzione speciale, anche se concisa, sento di doverla fare ad un progetto personale a cui sto lavorando, che mi sta particolarmente a cuore, ma di cui avrò il piacere di parlarti con più dettagli nei prossimi mesi.