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La Fashion Week Uomo SS24, quest’anno è andata in scena a Milano dal 16 al 20 giugno con bene 22 sfilate fisiche, 5 digitali e oltre 30 presentazioni e con sorprendenti ritorni. Tra questi, il più atteso è stato quello di Valentino che ha scelto come location l’Università Statale di Milano favorendo un progetto per sostenere borse di studio, un segnale concreto a favore della formazione. Meravigliosa la sua maestria sartoriale che porta in passerella forme fluide e l’utilizzo impellente degli shorts, sicuramente un omaggio alla Gen Z. A seguire un interessante debutto: quello dell’erede della famiglia Missoni, parliamo di Margherita Missoni che, con il brand MACCAPANI, preannuncia un incontro di lavorazioni all’avanguardia tra jersey e filosofia genderless. Gucci rende poi omaggio all’iconico mocassino “Horsebit” in occasione dei suoi 70 anni, presso lo spazio Maiocchi, trasformandolo in un horse club surreale. Ora, si aspetta il vero esordio a Settembre, con il nuovo arrivo, il designer tanto atteso, Sabato De Sarno. Dsquared2 colpisce con una passerella infuocata cavalcata da Rocco Siffredi, gli outfit sono caratterizzati da lunghezze mini e scritte irriverenti che alludono all’erotismo. Neil Barret si evolve con una formula di abbigliamento più adulta, vige il minimalismo e si abbandona lo streetwear. Prada, invece, lancia il cerchietto come accessorio da uomo: nero, intrecciato e genderless. Un vero e proprio messaggio di liberazione dal binarismo di genere. Altro capo intrigante è il gilet con tasconi, simbolo dello utility wear abbinato agli shorts. Divertimento puro per JW Anderson con le ballerine a zampa di gatto in pelle nera o scamosciato beige, un must have della prossima stagione. Da monitorare i marchi Setchu e Rebus, il primo è il vincitore del LVMH Prize 2023 che convertirà tutti al minimalismo e il secondo improntato sulla produzione di t-shirt e felpe che giocano con l’enigmistica. Infine, una menzione speciale per Zegna, che mette come protagonista di collezione il lino proveniente dalla Normandia, un’oasi di morbidezza e raffinatezza. Successivamente a Parigi dal 3 al 6 luglio con giornate molto intense ha preso parte la Haute Couture. Il tutto, in un’atmosfera non particolarmente festiva nella Ville Lumière, viste le proteste che stanno infuocando da giorni la città e che hanno posto la questione sull’eventuale cancellazione delle sfilate. Tuttavia, le maison hanno fatto comunque sognare come Valentino che ha avuto un grande successo per i suoi capi casual come i jeans e la camicia bianca. “La semplicità è complessità risolta” ha scritto sul moodboard di ispirazione della collezione il direttore creativo Pierpaolo Piccioli, citando lo scultore Constantin Brancusi, Perché quei jeans sono un’illusione ottica: realizzati in gazar di seta, sono tempestati di perline di vetro in 80 diverse sfumature di indaco che riproducono la naturale profondità della tela del denim. Balenciaga ha debuttato con la sua 52sima collezione che si presenta come un’opera lirica dai tratti distopici: una rielaborazione inedita delle opere di Maria Callas da parte dell’artista BFRND con l’aiuto delle Intelligenze Artificiali – alle mise ultra architettoniche. A supportare gli elementi scultorei dei look c’è la tecnica della stampa 3D, tra cui emerge l’abito più applaudito della collezione: un’armatura con ampia gonna plissettata realizzata in resina galvanizzata e lucidata al cromo. Diversamente è Dior con il suo quiet luxury e un’eleganza sobria con abiti che scivolano addosso unendosi al corpo. L’ispirazione proviene dall’antichità estetica dettata da purezza e teatralità. Anche Re Giorgio con Giorgio Armani Privé si focalizza sulla purezza di una rosa a tratti però seducente e misteriosa. Sebbene inizialmente i riferimenti al fiore fossero velati ricordandolo nei tessuti lucenti e nelle decorazioni con perline e cristalli, la sua raffigurazione è diventata, look dopo look, sempre più esplicita. Tanto a livello sartoriale, con rose a decorare top e maniche, che attraverso un rosso dominante che lascia poco spazio all’immaginazione, la cui coronazione finale è stato l’abito da sposa a chiusura della sfilata. Chanel, invece, ha mostrato la sua essenzialità parigina un pò boho che attira sempre. Non a caso, la sfilata è stata aperta da Caroline de Maigret, seguita poi da modelle con capi in tweed sì, ma intervallati da coloratissimi motivi floreali e capi mix&match di diverse fantasie e cromie. E infine Fendi che ha sottolineato il DNA della casa di moda ispirandosi alle sorelle Fendi. I 30 preziosissimi pezzi rivivono in forma sartoriale tra tonalità terrose e cromie brillanti con scintillii sparsi, ricami intricati e abiti nude ultra leggeri con scollature gioiello integrate. Nonostante l’austerità sia dominante, l’allure sofisticata non è penalizzata ma anzi, supportata, da quest’eleganza semplicissima.