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CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Le denunce sulle discriminazioni nei confronti delle donne sono purtroppo un dato ricorrente. Voci provenienti dalla politica, dalla letteratura, dalla società civile, a sostegno di una reale parità di genere si sono susseguite nel corso del tempo e ancora oggi affrontano con coraggio un problema che riguarda ciascuno di noi. Anche la moda si è assunta le proprie responsabilità, tanto che Giorgio Armani si è scagliato contro un sistema che ha troppe volte strumentalizzato e oggettivizzato le donne, fino a renderle vittime di stupro degli stilisti, calpestando la loro dignità. Invece, come sottolineato dal direttore creativo della Maison Valentino Pierpaolo Piccioli durante la presentazione della collezione primavera estate 2024, ciò che si rende necessario è rispondere alle dilaganti ondate di violenza. E Piccioli lo fa con la sua collezione dedicata alle donne, alla loro indipendenza e libertà. In passato William Shakespeare denunciò le forme di violenza contro le donne affermando: “Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna”. Oggi il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani” pur essendo ambientato nel 1946 si sofferma su discriminazioni politiche, sociali e culturali subite dall’universo femminile, che ancora quotidianamente fanno parte della nostra realtà. Ecco perché, nonostante le talvolta lecite perplessità sul suo impatto, ha ancora senso fermarsi a riflettere e celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Con il 25 novembre viene infatti avviata una mobilitazione contro la violenza basata sul genere, che culminerà il 10 dicembre con la Giornata dei diritti umani. Lo scopo è quello di sensibilizzare le coscienze, un po’ come l’installazione delle scarpe rosse, triste simbolo dei troppi femminicidi, o quella delle panchine rosse, utilizzate nelle città come messaggio contro la violenza domestica. Ma purtroppo la violenza non è solo quella fisica, è anche linguistica e culturale, perché prevale un criterio maschile di lettura del mondo, basti pensare a frasi come “Chi dice donna dice danno” o “Auguri e figli maschi”. Le donne si sono sempre dovute battere contro le più disparate forme di violenza: lo svilimento sociale, la tratta, i matrimoni forzati, l’infibulazione, le disparità salariali. Oggi abbiamo acquisito maggiore consapevolezza, ma il sentire comune ancora non si è allineato alla prospettiva femminile. In Italia il 67 per cento delle donne si occupa della cura della casa, il 37 per cento non ha un conto corrente intestato, una donna su due non ha lavoro e, questo il dato più sconvolgente, ogni tre giorni avviene un femminicidio.  Per contrastare la via della diseguaglianza e della violenza la Casa internazionale delle donne di Roma, che nasce dalle rivendicazioni femministe degli anni Settanta, promuove e sostiene anche a livello nazionale l’universo femminile in tutte le sue declinazioni. Fondazione Pangea invece dal 2018 ha costruito una rete fatta di persone, professioniste, associazioni, centri antiviolenza e case rifugio per dare risposte e strutturare un sistema antiviolenza e lavora per favorire lo sviluppo economico e sociale delle donne, delle loro famiglie e delle comunità circostanti.