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Il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo.
(Martin Heidegger)

Come faremmo a definire la realtà che ci circonda, i nostri pensieri, le nostre emozioni, senza la lingua? La lingua ci definisce e proprio per questo motivo è testimone del tempo e degli universi culturali nei quali siamo immersi. Oggi, 18 dicembre, si celebra la giornata mondiale della lingua araba, che fin dagli anni Settanta è stata riconosciuta come lingua ufficiale delle Nazioni Unite. Si tratta infatti di una delle lingue più parlate al mondo, utilizzata quotidianamente da oltre 290 milioni di persone. Con le sue 5 mila radici foniche, nella diversità delle sue espressioni e sfumature, la lingua araba è un fondamento della varietà culturale dell’umanità. Del resto, il mondo globalizzato in cui oggi viviamo, nel quale l’internazionalità è sempre più richiesta perché ci permette di accedere al nuovo e quindi alle tendenze, ha subito forti influenze dal mondo e dalla lingua araba. I contatti e legami con le altre lingue sono stati un importante stimolo per il dialogo tra culture, basti pensare ai contatti sviluppati nel tempo lungo le vie della seta, dalla costa dell’India al Corno d’Africa. Inoltre, l’arabo è fonte, non solo di valori storici e sociali, ma, grazie alle preziose conoscenze della cultura scientifica araba, ha contribuito a promuovere la diffusione delle scienze e filosofie greche e romane nell’Europa rinascimentale. L’apertura ad altre culture è ben evidente anche volgendo lo sguardo all’Italia. I contatti fra la penisola italiana e il mondo arabo hanno radici lontane e oggi lo scambio è sempre più fecondo, facilitato dalla presenza di molteplici canali di comunicazione e di dialogo con tutti i Paesi arabi. Non è solo la nostra lingua italiana ad avere numerose parole derivanti da quella araba, è la cultura che plasmiamo quotidianamente che ci parla di un’Italia, ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente. Questa cooperazione e apertura alla ricchezza che la condivisione, in questo caso dell’arabo, può donarci, è anche base per nuove sperimentazioni. Restando sul versante linguistico l’apertura a nuovi linguaggi o, meglio, all’unione di più lingue è ben rappresentato dal Marocco-pop di Mahmood, o dalla trap di Ghali. In alcuni dei loro tesi, arabo, italiano e francese convivono insieme all’insegna di un’espressione che fa della libertà la sua bandiera.