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Quasi 80 anni e non sentirli. Già, perché come si fa a dire che è obsoleto, superato, oramai parte del passato quello che simbolicamente festeggiamo il 25 aprile, ma che è parte di un cammino doloroso e coraggioso che ci ha resi ciò che oggi siamo? Se siamo liberi, se viviamo in una democrazia, seppur imperfetta, lo dobbiamo a tutti coloro che hanno combattuto per un ideale, per una patria libera e democratica. E quindi oggi come ieri al motto di “L’Italia è libera. L’Italia risorgerà” ricordiamo con i discorsi da parte delle istituzioni, con le manifestazioni e i tanti eventi oggi in programma la liberazione dell’Italia.

Il 25 aprile del 1945 venne dichiarata la liberazione delle città di Torino e Milano da parte del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), che aveva assunto il potere in nome del popolo italiano. A seguito della proclamazione dell’insurrezione generale contro i nazifascisti che ancora occupavano i territori del nord della Penisola, le forze partigiane sferrarono attacchi contro i tedeschi occupanti e i fascisti della Repubblica Sociale Italiana, costringendoli alla resa già alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe anglo-americane. Nel 1949 venne istituita per legge la festa nazionale della liberazione e da qualche anno, grazie ad un’iniziativa del Consiglio d’Europa sono stati creati dei percorsi che attraversano i territori a nord della Linea Gustav (la linea difensiva approntata dai tedeschi che divideva l’Italia in due) e che collegano i luoghi e le storie della guerra di Liberazione. Certo, fa riflettere che dopo tanto sacrificio secondo i dati raccolti ogni anno dal Democracy Index del settimanale The Economist, l’Italia si piazza al 34° posto delle 74 democrazie del mondo. Il nostro paese, secondo gli analisti britannici rappresenta una democrazia imperfetta, nella quale sussistono libere elezioni e le libertà civili vengono rispettate, ma profonde carenze in altri aspetti ne limitano il buon funzionamento. Ad ogni modo, l’impegno per la libertà lo possiamo e dobbiamo coltivare tutti, solo così riusciremo a costruire una società inclusiva e giusta. Per gli appassionati di cinema e tv un modo per imparare o ricordare, può essere quello di ricorrere alla visione di film e documentari che nel corso degli anni hanno riportato all’attenzione del pubblico parte della nostra storia collettiva. Ve ne citiamo solo alcuni: Tutti a casa (film pluripremiato del 1960 diretto da Luigi Comencini e inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare), Roma città aperta (tra le più celebri opere del neorealismo italiano, diretto da Roberto Rossellini nel 1945), Achtung Banditi (film del 1961 diretto da Carlo Lizzani), Miracolo a Sant’Anna (film del 2008 diretto da Spike Lee e tratto dall’omonimo romanzo di James McBride), Tina Anselmi: una vita per la democrazia (film per la Tv del 2023 sulla figura di Tina Anselmi che fin da giovane ha mostrato da partigiana il suo forte impegno sociale e politico, poi portato avanti come sindacalista in difesa delle donne e ministro della Repubblica), Libere (film documentario del 2017 nel quale la regista Rossella Schillaci mostra l’importante ruolo delle donne partigiane). E se per noi italiani il 25 aprile è un giorno di festa e ricordo, visto che la storia ci insegna che non esistono eventi isolati, guardiamo al di fuori dell’Italia. Scopriremo che, mentre il nostro paese scriveva una pagina fondamentale, a San Francisco si incontravano i rappresentanti di 50 governi per redigere la Carta delle Nazioni Unite, formalmente entrata in vigore nell’ottobre dello stesso anno. Anche in Portogallo il 25 aprile, fu una data di cesura. Allo scoccare della mezzanotte con un segnale in codice lanciato via radio ebbe inizio la rivoluzione dei garofani, il colpo di stato non violento che mise fine al regime dittatoriale di Marcelo Caetano nel 1974. Invece, sempre il 25 aprile in Australia e Nuova Zelanda si festeggia l’ANZAC Day, la giornata dei caduti in tutte le guerre.